Il voto che ha cancellato i vecchi assetti: prime tensioni nel Pd e amministrazione Romeo più debole

Il voto regionale ridisegna la mappa del potere. Fuori Mammoliti, Lo Schiavo, De Nisi e Comito: il territorio perde rappresentanza. Il centrosinistra paga anni di personalismi e miopia politica

Il responso delle urne è arrivato come una scossa tellurica, silenziosa ma profonda. In provincia di Vibo Valentia non è rimasto quasi nulla del vecchio assetto politico: fuori tutti i consiglieri regionali uscenti, da Raffaele Mammoliti (Pd) a Francesco De Nisi (Casa Riformista), da Antonio Lo Schiavo (Sinistra Italiana) passando per Michele Comito (Forza Italia). Un azzeramento che non ha precedenti recenti e che lascia spazio a un solo nome: Vito Pitaro, l’unico eletto, l’unico sopravvissuto, l’unico in grado di dare un senso politico a una terra rimasta orfana dei suoi riferimenti.

Un ritorno in grande stile

Un ritorno in grande stile

Per Pitaro si tratta di un ritorno in grande stile. Il suo exploit trascina Noi Moderati oltre il quorum e fa scattare persino un secondo seggio nella circoscrizione del Cosentino, certificando che la scommessa dell’ex consigliere non era affatto velleitaria. Ma il dato più interessante è politico: il nuovo referente dell’area moderata calabrese non sarà più un esponente di Forza Italia o del presidente Occhiuto, bensì proprio quel Pitaro che fino a poche settimane fa veniva tenuto ai margini, guardato con diffidenza, se non con fastidio, dai più.

Il Pd e la mazzata annunciata

La seconda riflessione, più delicata e complessa, riguarda il Partito Democratico, uscito letteralmente distrutto dal voto anche se i numeri non sono del tutto catastrofici. Non c’è più lo storico referente Raffaele Mammoliti, e con lui salta ogni punto d’appoggio. La Federazione provinciale, guidata da pochi mesi da Teresa Esposito, subisce una sconfitta cocente, che cancella in un attimo l’aria di rinnovamento proclamata al congresso. Una sinistra a pezzi anche per il rammarico di non poter contare neanche su Antonio Lo Schiavo che più di ogni altro ha pagato la frammentazione del voto.

Nessuna strategia

A poco sono serviti i tentativi di tenuta dei due candidati vibonesi: Stefano Soriano, assessore comunale, e Luigi Tassone, già sindaco di Serra San Bruno ed ex consigliere regionale. Qualche centinaio di voti in più o in meno non cambia il quadro: il Pd è imploso, niente strategie; schiacciato da egoismi elettorali, accordi di corto respiro e da quella presunzione di autosufficienza che l’elettorato ha severamente punito.

Un risultato che preoccupa

Ne esce indebolito anche il sindaco Enzo Romeo, che ha cercato di rimanere defilato, pur non nascondendo il proprio sostegno a Soriano. La sconfitta, però, ricade anche su Palazzo Luigi Razza, dove ora si apre una fase di evidente fragilità politica.

L’intraprendente che avanza

A capitalizzare il vuoto lasciato dal Pd vibonese è invece Ernesto Alecci, consigliere regionale dem e uomo pragmatico, che da tempo lavora a costruire un suo spazio politico. Già nei mesi scorsi aveva dato vita a un gruppo consiliare autonomo, in attesa di un riconoscimento ufficiale da parte del sindaco Romeo. Riconoscimento che non arrivava per le solite resistenze interne al partito. Oggi, però, la situazione si è capovolta: il gruppo di Alecci non dovrà più chiedere nulla, ma presentare il conto. E Romeo, inevitabilmente, dovrà concedere spazio in giunta. Un ulteriore segnale di debolezza per l’amministrazione comunale e per il Pd provinciale e cittadino, che vedono sfumare ogni controllo sull’area progressista del territorio.

 Un vuoto di rappresentanza

Il paradosso finale è amaro: il nuovo riferimento del mondo della sinistra calabrese sarà un consigliere non vibonese, come Ernesto Alecci, a conferma di un dato che non è solo politico ma anche identitario: Vibo non ha più una voce propria. Le urne, ancora una volta, a torto o a ragione, non mentono. Hanno spazzato via certezze, rendite di posizione e vecchi equilibri. Il “sistema Vibo” esce distrutto, e al suo posto resta un vuoto di rappresentanza che pochi potranno colmare. Da quel vuoto, oggi, emergono due figure: Vito Pitaro, l’unico rimasto, e Ernesto Alecci, l’unico che avanza. Tutti gli altri – da destra a sinistra – dovranno ricominciare da capo.

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