Ci sono esperienze che coniugano spazio e tempo, cielo e terra, passato e futuro, materia e spirito. E si portano in profondità la passione, il sacrificio, la ricerca dell’identità. Le persone che le compiono amano viaggiare e far viaggiare. E dopo essere rimaste nascoste nel laborioso sacrificio del lavoro quotidiano, nei ritmi della natura, nel trascorrere del tempo con lo sguardo rivolto al cielo per interrogare gli Dei, irrompono sulla scena e cominciano a raccontare la buona novella.
Per decenni Ilaria Campisi è rimasta nel confine di coloro che possono essere collocati tra due regni: quello degli illusi utopisti che ancora credono che si possa operare per il bene dell’umanità e vanno oltre alle vanità e alle facili seduzioni del materialismo; e quello in cui si cerca di riavvolgere il filo della storia nel lungo dipanarsi dei secoli per interrogare il proprio destino. In questo arco che ha teso prima di scagliare le frecce, Ilaria Campisi ha interrogato la sua anima e ha guardato oltre lottando con tenacia contro le correnti avverse e sfidando un destino che appariva predestinato alla perdita, non certo alla sconfitta. E in questa sfida ha cercato di cambiare il verso del suo tempo riversando i giorni nella clessidra delle stagioni, attenta alla luce e alla voce dell’olio e alla forma delle arance. Ed è il messaggio di Nelson Mandela “il vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” a tradurre il segreto alfabeto che Ilaria Campisi ha coltivato.
Il forte richiamo delle origini
Il forte richiamo delle origini
È stato il richiamo delle origini, la legge del nostòs, del ritorno, il linguaggio tipico del territorio di Caulonia, l’aver resistito alla cancellazione delle identità locali, aver trasmesso il loro autentico e originario verbo naturale. In questo racconto Ilaria Campisi ha compreso che è ancora possibile, per virtù intuitive e affinità elettive, dare luce e voce all’anima. La segreta corrispondenza con gli elementi materiali e immateriali della terra probabilmente né è stata la chiave. E in questo viaggio di riconoscimento e di scoperta sono state messe in scena le bionde arance di Caulonia e Ilaria Campisi ha impresso la sua indelebile firma, il suo fiat lux: “La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce,/ senza cura di sé, né desiderio di esser guardata”.
Il famoso distico di un poeta tedesco del Seicento, Angelo Silesio, tratto dal suo “Il pellegrino cherubico”, alla luce del lavoro che da 25 anni porta avanti dopo aver preso il testimone dal padre Carmelo, e con una visione lungimirante ispirata dalla responsabilità etica, dalla tradizione familiare, dal lavoro di chi si prende cura della propria terra e dei principi etici e spirituali, i versi di Silesio possono essere ritradotti in questa nuova versione: “La bionda arancia di Caulonia ha un perché e ha desiderio di essere guardata e mangiata, perché Ilaria l’ha fatta fiorire, crescere e maturare con amore e passione.”
Gli agrumi colorati dal tramonto
Nella sua forma e nel suo colore questo agrume può essere collegato al sole mentre sta per tramontare e dipinge con intensità luminosa e cromatica il cielo, e anche l’essenza spremuta della vita o la metafora della storia e della poesia: la parte esterna la storia, il succo l’essenza, l’anima; ma – questo è il miracolo – nella buccia è nascosto lo spirito. Il messaggio che possiamo trarre può essere il seguente: se interroghiamo la parte superficiale delle arance possiamo estrarre la spiritualità, come ha fatto Ilaria.
Certo la sfida, il duro lavoro, i tanti ostacoli da affrontare e superare, una burocrazia che toglie l’anima, la sua condizione di donna imprenditrice e lo sguardo perplesso – se non diffidente – degli uomini che occupa un campo quasi esclusivo del genere maschile. Ma Ilaria fa parte della stirpe dei Campisi. Nomen omen: la nota locuzione latina ci racconta che il nome è già destino. È così non ha tradito il suo cognome, non ha tradito lo spirito paterno: con tenacia e passione ha continuato una tradizione secolare restituendo l’umiltà, il fondamentale elemento per poter crescere nella vita e nello spirito. È dall’humus che è stata creata l’umanità e senza umiltà sarà destinata a sparire: basta solo interrogare l’etimologia di queste parole per comprendere il significato profondo del nostro esistere e della parola cultura. E ci fa comprendere che saranno i veri contadini a salvare il mondo dalla smisuratezza, dal delirio d’onnipotenza, dalla folle rincorsa al dominio attraverso gli strumenti sempre più artificiali, incontrollabili e disumanizzanti, proprio perché l’uomo si è allontanato dall’umile verbo della terra. Il profondo solco tracciato da questa novella contadina, dove adesso l’acqua di una antica sorgente scorre, in un periodo di siccità disseta il significato di una esistenza dedicata alla ricerca dell’areté e dell’arché: per assolvere bene il proprio compito con la virtù dei sentimenti che uniscono l’uomo alla sua umanità e con l’umiltà necessaria per poter crescere nell’onestà attraverso dei principi etici e spirituali che la vita ha la capacità di donare quando si lavora per il bene e nel rispetto della natura e dell’uomo.
Il Premio Forbes
Questa sofferta fedeltà all’arché, ai principi che fanno dialogare armoniosamente storia, memoria e natura, non è passata inosservata. A novembre 2023, l’attività e la vita di Ilaria Campisi sono stati contrassegnati dal prestigioso “Premio internazionale Forbes” (III edizione, Premio Economia del Futuro per il progetto Arance in viaggio), una sorta di Nobel nel campo dell’imprenditoria agricola per i migliori esempi di sostenibilità ambientale e sociale come sfida per il futuro, con una visione dello sviluppo economico in grado di anticipare tendenze e soluzioni.
Il riconoscimento del progetto “Arance in viaggio” è stato assegnato perché ogni anno raggiunge migliaia di consumatori in Italia e in Europa, grazie al concetto di biodiversità che diventa un valore per salvaguardare le produzioni storiche con particolare pregio paesaggistico ed ambientale. nella motivazione si legge che “ha dimostrato un eccezionale impegno nella salvaguardia della diversità e nella responsabilità sociale., fornendo opportunità di lavoro, di formazioni e di relazioni con il territorio. si tratta inoltre di un’attività che ha il merrito di far conoscere un eccellenza e un raro rpodotto regionale in tutta Italia e in Europa, avvalendosi di forme di e-commerce e di partnership di rilievo e consolidandosi come progetto economicamente efficace e sostenibile”.
La bionda di Caulonia
Con la “Bionda di Caulonia” Ilaria Campisi ha fondato una comunità di salvaguardia. Un’altra attestazione del suo impegno è arrivata a febbraio 2024, con la designazione di “Ambasciatrice Doc Italy”, una cerimonia che si è svolta a Roma (Palazzo Valentini). Anche in Calabria l’eco di questi riconoscimenti ha aperto gli occhi del mondo associativo e mediatico su questa donna ed è stata invitata a diversi eventi per raccontare la sua esperienza. E nei giorni scorsi (20 luglio a Reggio Calabria) ha ricevuto il “Premio Nazionale Reggio Day”, un evento giunto alla XXI edizione che pone all’attenzione quelle personalità che operano nei diversi campi avendo come carattere il fine sociale ed etico. La cerimonia di premiazione si è svolta nello scenario del circolo del tennis “Rocco Polimeni” promosso dalla “Pro Loco Città di Reggio Calabria”, con il patrocinio della Camera di Commercio, della Presidenza del Consiglio regionale della Calabria, del Comune e della stessa Città metropolitana di Reggio.
Una sfida ardua
L’imprenditrice agricola di Caulonia ha investito con passione e tenacia in un sogno, diventato progetto “Arance in viaggio”, coniugando la bio-identità di un territorio. Ilaria Campisi è riuscita così a vincere una sfida ardua per una donna: salvaguardare una varietà di agrume tipica, nel rispetto della tradizione, del lavoro e dell’ambiente. La sua esemplare attività di sostenibilità ambientale e sociale in grado di anticipare tendenze e soluzioni, attraverso una visione etica ed ecologica, è stata riconosciuta ottenendo (novembre 2023) il “Premio internazionale Forbes” (Premio Economia del Futuro per il progetto “Arance in viaggio”) che può essere considerato un Nobel nel campo dell’imprenditoria agricola. Questo riconoscimento l’ha posta all’attenzione del mondo mediatico e di recente ha ricevuto anche il “Premio nazionale Reggio Day”.
Ci sono esperienze che coniugano spazio e tempo, cielo e terra, passato e futuro, materia e spirito. E si portano in profondità la passione, il sacrificio, la ricerca dell’identità. Le persone che le compiono amano viaggiare e far viaggiare. E dopo essere rimaste nascoste nel laborioso sacrificio del lavoro quotidiano, nei ritmi della natura, nel trascorrere del tempo con lo sguardo rivolto al cielo per interrogare gli Dei, irrompono sulla scena e cominciano a raccontare la buona novella.
Ha lottato con tenacia
Per decenni Ilaria Campisi è rimasta nel confine di coloro che possono essere collocati tra due regni: quello degli illusi utopisti che ancora credono che si possa operare per il bene dell’umanità e vanno oltre alle vanità e alle facili seduzioni del materialismo; e quello in cui si cerca di riavvolgere il filo della storia nel lungo dipanarsi dei secoli per interrogare il proprio destino. In questo arco che ha teso prima di scagliare le frecce, Ilaria Campisi ha interrogato la sua anima e ha guardato oltre lottando con tenacia contro le correnti avverse e sfidando un destino che appariva predestinato alla perdita, non certo alla sconfitta. E in questa sfida ha cercato di cambiare il verso del suo tempo riversando i giorni nella clessidra delle stagioni, attenta alla luce e alla voce dell’olio e alla forma delle arance. Ed è il messaggio di Nelson Mandela “il vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” a tradurre il segreto alfabeto che Ilaria Campisi ha coltivato.
È stato il richiamo delle origini, la legge del nostòs, del ritorno, il linguaggio tipico del territorio di Caulonia, l’aver resistito alla cancellazione delle identità locali, aver trasmesso il loro autentico e originario verbo naturale.
In questo racconto Ilaria Campisi ha compreso che è ancora possibile, per virtù intuitive e affinità elettive, dare luce e voce all’anima. La segreta corrispondenza con gli elementi materiali e immateriali della terra probabilmente né è stata la chiave. E in questo viaggio di riconoscimento e di scoperta sono state messe in scena le bionde arance di Caulonia e Ilaria Campisi ha impresso la sua indelebile firma, il suo fiat lux: “La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce,/ senza cura di sé, né desiderio di esser guardata”. Il famoso distico di un poeta tedesco del Seicento, Angelo Silesio, tratto dal suo “Il pellegrino cherubico”, alla luce del lavoro che da 25 anni porta avanti dopo aver preso il testimone dal padre Carmelo, e con una visione lungimirante ispirata dalla responsabilità etica, dalla tradizione familiare, dal lavoro di chi si prende cura della propria terra e dei principi etici e spirituali, i versi di Silesio possono essere ritradotti in questa nuova versione: “La bionda arancia di Caulonia ha un perché e ha desiderio di essere guardata e mangiata, perché Ilaria l’ha fatta fiorire, crescere e maturare con amore e passione.”
Nella sua forma e nel suo colore questo agrume può essere collegato al sole mentre sta per tramontare e dipinge con intensità luminosa e cromatica il cielo, e anche l’essenza spremuta della vita o la metafora della storia e della poesia: la parte esterna la storia, il succo l’essenza, l’anima; ma – questo è il miracolo – nella buccia è nascosto lo spirito. Il messaggio che possiamo trarre può essere il seguente: se interroghiamo la parte superficiale delle arance possiamo estrarre la spiritualità, come ha fatto Ilaria.
La burocrazia che toglie l’anima
Certo la sfida, il duro lavoro, i tanti ostacoli da affrontare e superare, una burocrazia che toglie l’anima, la sua condizione di donna imprenditrice e lo sguardo perplesso – se non diffidente – degli uomini che occupa un campo quasi esclusivo del genere maschile. Ma Ilaria fa parte della stirpe dei Campisi. Nomen omen: la nota locuzione latina ci racconta che il nome è già destino. È così non ha tradito il suo cognome, non ha tradito lo spirito paterno: con tenacia e passione ha continuato una tradizione secolare restituendo l’umiltà, il fondamentale elemento per poter crescere nella vita e nello spirito.
È dall’humus che è stata creata l’umanità e senza umiltà sarà destinata a sparire: basta solo interrogare l’etimologia di queste parole per comprendere il significato profondo del nostro esistere e della parola cultura. E ci fa comprendere che saranno i veri contadini a salvare il mondo dalla smisuratezza, dal delirio d’onnipotenza, dalla folle rincorsa al dominio attraverso gli strumenti sempre più artificiali, incontrollabili e disumanizzanti, proprio perché l’uomo si è allontanato dall’umile verbo della terra.
Il profondo solco tracciato da questa novella contadina, dove adesso l’acqua di una antica sorgente scorre, in un periodo di siccità disseta il significato di una esistenza dedicata alla ricerca dell’areté e dell’arché: per assolvere bene il proprio compito con la virtù dei sentimenti che uniscono l’uomo alla sua umanità e con l’umiltà necessaria per poter crescere nell’onestà attraverso dei principi etici e spirituali che la vita ha la capacità di donare quando si lavora per il bene e nel rispetto della natura e dell’uomo.
Questa sofferta fedeltà all’arché, ai principi che fanno dialogare armoniosamente storia, memoria e natura, non è passata inosservata. A novembre 2023, l’attività e la vita di Ilaria Campisi sono stati contrassegnati dal prestigioso “Premio internazionale Forbes” (Premio Economia del Futuro per il progetto Arance in viaggio), una sorta di Nobel nel campo dell’imprenditoria agricola per i migliori esempi di sostenibilità ambientale e sociale come sfida per il futuro, con una visione dello sviluppo economico in grado di anticipare tendenze e soluzioni.
Ambasciatrice Doc Italy
Il riconoscimento del progetto “Arance in viaggio” è stato assegnato perché ogni anno raggiunge migliaia di consumatori in Italia e in Europa, grazie al concetto di biodiversità che diventa un valore per salvaguardare le produzioni storiche con particolare pregio paesaggistico ed ambientale. Con la “Bionda di Caulonia” Ilaria Campisi ha fondato una comunità di salvaguardia. Un’altra attestazione del suo impegno è arrivata a febbraio 2024, con la designazione di “Ambasciatrice Doc Italy”, una cerimonia che si è svolta a Roma (Palazzo Valentini). Anche in Calabria l’eco di questi riconoscimenti ha aperto gli occhi del mondo associativo e mediatico su questa donna ed è stata invitata a diversi eventi per raccontare la sua esperienza. E nei giorni scorsi (20 luglio a Reggio Calabria) ha ricevuto il “Premio Nazionale Reggio Day”, un evento giunto alla XXI edizione che pone all’attenzione quelle personalità che operano nei diversi campi avendo come carattere il fine sociale ed etico. La cerimonia di premiazione si è svolta nello scenario del circolo del tennis “Rocco Polimeni” promosso dalla “Pro Loco Città di Reggio Calabria”, con il patrocinio della Camera di Commercio, della Presidenza del Consiglio regionale della Calabria, del Comune e della stessa Città metropolitana di Reggio.