Con l’Inno alla Gioia, suonato da un’orchestra di archi e violini, è iniziata la manifestazione ‘Tante città, una piazza per l’Europa’ a piazza del Popolo, nel cuore di Roma. Sono migliaia i cittadini che hanno preso parte all’iniziativa lanciata dal giornalista Michele Serra per chiedere una risposta compatta dell’Unione europea alle tante tensioni internazionali, scaturite anche dalle varie sortite del neopresidente Usa Donald Trump, in particolare per quel che riguarda il conflitto in Ucraina.
“Diamoci una mossa- ha detto lo stesso Serra, aprendo la manifestazione – altrimenti l’unica bandiera che ci resta da sventolare sarà la carta di credito. Tutti vogliamo la pace ma non può esserci pace senza libertà. Nessuno è libero sotto le bombe e con un fucile puntato addosso”.
“Diamoci una mossa- ha detto lo stesso Serra, aprendo la manifestazione – altrimenti l’unica bandiera che ci resta da sventolare sarà la carta di credito. Tutti vogliamo la pace ma non può esserci pace senza libertà. Nessuno è libero sotto le bombe e con un fucile puntato addosso”.
“Abbiamo queste due parole ‘pace e libertà’ ma non sappiamo usarle senza che ci cadano e si rompano”, ha chiosato ancora Serra, prima di concludere il suo intervento e prendersi l’applauso della folla e lanciare l’appello ai politici presenti: “Aiutateci a sentirci meno soli”.

La piazza è gremita come non si vedeva da tempo. Per questo motivo gli organizzatori hanno chiuso gli accessi. Per chi non è riuscito ad entrare è stato allestito un maxi schermo alla Terrazza del Pincio, sulla sommità della piazza. Nessuna bandiera di partito, ma una grande distesa blu e arcobaleno con lo sventolio di bandiere dell’Unione europea e della pace.
La politica
Tanti i politici presenti, nessuno della maggioranza e nessun 5 Stelle, come annunciato alla vigilia. Dal Pd al gran completo, ad Azione, Iv e +Europa. Quindi i leader, su tutti la segretaria dem Elly Schlein applaudita al suo arrivo nonostante la ressa scatenata da cronisti ed operatori.
Il mondo della cultura
Non mancano volti del mondo dello spettacolo. Dal cantautore Roberto Vecchioni allo scrittore Antonio Scurati. A fare il padrone di casa dal palco, il presentatore Claudio Bisio. “Sono qui per i miei figli”, ha detto.
“Dobbiamo distinguere tra pace e pacifisti. Non si può accettare qualsiasi pace. I veri pacifisti siamo noi. Ai giovani dico, siete voi che dovete rimediare alle cazzate che abbiamo fatto noi”, ha detto Vecchioni dal palco. “Noi non siamo gente che rade al suolo le città – ha detto Antonio Scurati – . Non massacriamo i civili e non deportiamo i bambini e li usiamo come riscatto. Lo abbiamo fatto quando gli italiani, non tutti ma troppi, erano fascisti e alleati con i nazisti. Ma proprio per questo abbiamo smesso di farlo per sempre. Non deportiamo i migranti in catene a favore di telecamere. Non tagliamo i fondi pubblici alle associazioni umanitarie, non neghiamo il cambiamento climatico. Non umiliamo in mondovisione il leader di un Paese che da tre anni lotta per la sopravvivenza”.
Noi, insiste Scurati, “ripudiano la guerra, ma ripudiare la guerra non significa essere inermi, rinunciatari. Ho passato anni a raccontare il fascismo e le guerre, questo mi ha insegnato che la lotta è diversa dalla guerra, essere contro la guerra non significa rinunciare a lottare. La democrazia è sempre lotta per la democrazia”. (Dire – www.dire.it)