Grave atto intimidatorio nella notte a Campo Calabro, in provincia di Reggio Calabria, dove un incendio doloso ha colpito la concessionaria “Calabria Motori”, rivenditore ufficiale dei marchi BMW e Mini, di proprietà dell’imprenditore lametino Emanuele Ionà.Le fiamme hanno avvolto numerosi veicoli in esposizione e danneggiato parte della struttura. Le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza mostrano un uomo, con il volto parzialmente coperto e una tanica di benzina in mano, mentre appicca deliberatamente il fuoco.Immediato l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno domato l’incendio e messo in sicurezza l’area. Sul posto anche gli agenti della Polizia di Stato, che hanno effettuato i primi rilievi e avviato le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Al momento non si esclude alcuna pista, ma la modalità dell’attacco lascia ipotizzare una matrice mafiosa.
La solidarietà di Antiracket
A seguito dell’intimidazione, è arrivata la ferma presa di posizione dell’Associazione Antiracket Lamezia (ALA), che ha espresso solidarietà all’imprenditore Ionà e lanciato un appello a istituzioni, cittadini e forze produttive:“In Calabria fare impresa è una sfida che va ben oltre la normale competizione economica. Troppo spesso il tessuto produttivo è ostacolato da dinamiche criminali che ne frenano il potenziale. L’attacco incendiario subito da Emanuele Ionà rappresenta un segnale inquietante: affermare un’economia libera e sana è ancora oggi un percorso in salita.”ALA ha ribadito la necessità di costruire una rete solida e coesa tra imprenditori, istituzioni, cittadini e forze dell’ordine, per contrastare ogni forma di ricatto mafioso e restituire fiducia a chi investe nel proprio territorio.“Invitiamo tutti gli imprenditori a non cedere alla paura né all’isolamento. Denunciare non è solo un atto di coraggio, ma una responsabilità collettiva. A chi subisce minacce, diciamo: non siete soli. Alla criminalità, la certezza che non arretreremo di un passo.”
Ore decisive
Le prossime ore saranno decisive per chiarire i contorni dell’episodio, che riporta ancora una volta al centro del dibattito pubblico la necessità di tutelare chi sceglie di fare impresa al Sud con onestà e coraggio.