Un presunto sistema di scambi illeciti basato su denaro, favori e benefici per ottenere illecitamente liquidazioni Inail e riconoscimenti sanitari. È questo il cuore dell’indagine della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, che ha chiesto il rinvio a giudizio per quindici persone coinvolte, a vario titolo, in un’inchiesta che ipotizza reati di associazione per delinquere, corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione avrebbe operato in modo sistematico tra il 2016 e il 2020, orbitando attorno alla sede Inail del capoluogo calabrese. Al centro, una presunta rete capace di alterare l’iter di pratiche sanitarie e amministrative, pilotandone gli esiti in cambio di soldi, ricariche Postepay, regalie o altri tipi di utilità. L’udienza preliminare è fissata per l’11 dicembre davanti al gup del Tribunale di Vibo Valentia.
L’impianto accusatorio
L’impianto accusatorio
L’indagine — coordinata dal procuratore Camillo Falvo e condotta dal sostituto procuratore Filomena Aliberti — delinea un assetto strutturato, ruoli distribuiti tra pubblici ufficiali, medici, dipendenti e presunti intermediari. Secondo l’accusa, il fine comune sarebbe stato quello di favorire soggetti compiacenti, garantendo loro liquidazioni indebite o maggiorazioni di invalidità. Le ipotesi di reato tracciano un meccanismo collaudato: i beneficiari avrebbero denaro o offrivano utilità per “oliare” la filiera decisionale all’interno dell’ente, ottenendo in cambio l’esito favorevole delle pratiche. Il sistema, sempre secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe stato attivo in maniera continuativa fino all’agosto del 2020, con alcune eccezioni temporali legate ai singoli indagati.
I nomi coinvolti
Tra i quindici per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio, figurano:
– Giuseppe Pizzonia, 38 anni, anche lui vibonese, indicato come elemento di raccordo per la consegna delle somme;
– Nazzareno Bellissimo, 42 anni, di Vibo Valentia, ritenuto uno degli intermediari principali e percettore di denaro da destinare ai pubblici ufficiali coinvolti;
– Fabio Schicchi, 56 anni, infermiere in servizio all’Inail di Vibo, descritto come l’istruttore materiale delle pratiche sanitarie;
– Stefano Cuccione, 44 anni, di Jonadi, che secondo l’accusa avrebbe agito da tramite con i beneficiari delle pratiche, incassando parte dei proventi;
– Antonio Salvatore Pasqua, 61 anni, di Limbadi, medico di Patronato, accusato di assegnare punteggi sanitari in modo strumentale;
– Giuseppe Tomaino, 63 anni, di Tropea, impiegato nella gestione e liquidazione delle pratiche amministrative;
– Giuseppe Mercuri, 48 anni, di Nicotera, coinvolto nell’istruzione delle pratiche;
– Salvatore Francesco Meddis, 71 anni, dirigente medico legale dell’Inail, indicato come responsabile della validazione finale delle richieste.
Presunti beneficiari e facilitatori
A questi si aggiungono i presunti beneficiari e facilitatori:
– Giuseppe D’Amico, 52 anni, vibonese, accusato di aver pagato per agevolare pratiche legate alla sua azienda;
– Francesco Scannadinari, 38 anni, di San Gregorio d’Ippona;
– Vincenzo Mazzotta, 46 anni, di Monterosso Calabro;
– Michele Cichello, 64 anni, di Filogaso;
– Nicola Antonio Monteleone, 45 anni, residente a Bologna e datore di lavoro del Mazzotta;
– Francesco Monteleone, 40 anni, di Vibo Valentia, per una presunta falsa dermatite professionale;
– Angelo Sorrentino, 65 anni, di Stilo, accusato di aver offerto vantaggi e utilità per ottenere trattamenti di favore.