Intimidazione al cognato di un pentito, bottiglia di benzina davanti a una rosticceria

Il locale dovrebbe aprire nei prossimi giorni nel palazzo attiguo a quello in cui hanno sede gli uffici delle sezioni di polizia giudiziaria

Una bottiglia di benzina è stata lasciata, come messaggio intimidatorio, all’ingresso di un esercizio commerciale nella zona di Spirito Santo, a Reggio Calabria, di cui è titolare il cognato di un nuovo collaboratore di giustizia, Davide Bilardi, di 49 anni. A trovarla è stato il proprietario della rosticceria, Tommaso Marzullo, di 42 anni.

Il locale dovrebbe aprire nei prossimi giorni nel palazzo attiguo a quello in cui hanno sede gli uffici delle sezioni di polizia giudiziaria di Reggio Calabria. Sul posto sono intervenuti gli agenti delle Volanti e della Scientifica che stanno eseguendo i rilievi sulla bottiglia che è stata sequestrata.

Il locale dovrebbe aprire nei prossimi giorni nel palazzo attiguo a quello in cui hanno sede gli uffici delle sezioni di polizia giudiziaria di Reggio Calabria. Sul posto sono intervenuti gli agenti delle Volanti e della Scientifica che stanno eseguendo i rilievi sulla bottiglia che è stata sequestrata.

L’influenza della cosca Libri

Sulla vicenda sta indagando la squadra mobile che ha avvertito la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. L’intimidazione, infatti, non è passata inosservata negli ambienti inquirenti e investigativi della città perché la zona in cui è avvenuto il gesto è di “competenza” della cosca Libri che proprio in questi giorni è in fibrillazione per le dichiarazioni di Bilardi di 49 anni.

In alcuni brogliacci dell’inchiesta “Atto Quarto” si fa riferimento a questo locale che doveva essere avviato da Davide Bilardi. Rosticceria che viene citata dal collaboratore di giustizia già nei primi verbali resi ai pm della Direzione distrettuale antimafia. In uno di questi, depositato dal sostituto procuratore Sara Amerio nel processo “Atto Quarto”, Bilardi parla di questa rosticceria e nomina Claudio Bianchetti, un esponente della cosca Libri che, un giorno si presentò al negozio lamentando che l’attività commerciale sarebbe stata avviata nella zona di competenza della famiglia di ‘ndrangheta “senza avvisarlo… gli dissi che c’era stato evidentemente un corto circuito informativo all’interno del sodalizio: gli dissi che io stesso avevo avvisato sia Totò Libri che Edoardo Mangiola i quali avevano dato il loro nulla osta”.

Gli investigatori stanno adesso cercando di capire se questa possa essere una ritorsione o un messaggio della cosca Libri indirizzato al collaboratore Davide Bilardi. (Ansa)

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