Ipseoa Gagliardi in lutto, tanta commozione nell’ultimo saluto a Fausto Raniti

Strazianti le testimonianze di una sua allieva, del fratello don Maurizio e della dirigente scolastica Eleonora Rombolà

Quello che è successo lunedì 10 resterà nella storia della scuola. A volte sono gli eventi che oltrepassano la stessa vita degli uomini, come la scomparsa – non la morte – di un insegnante, di un educatore, di un maestro, dell’uomo Fausto Raniti che ha dedicato la sua vita alla scuola ed è vissuto per la scuola. Proprio ieri (mercoledì 12 giugno) avrebbe compiuto 60 anni. Accade che gli eventi siano casuali oppure disposti come tessere di un mosaico per comporre un disegno. Ed è per virtù di queste emozioni che la dirigente scolastica dell’Ipseoa “E.Gagliardi” di Vibo Valentia, la professoressa Eleonora Rombolà, ha pensato di far allestire una camera ardente proprio in quella sala dove Fausto Raniti (negli ultimi 9 anni, da quando la sede del Gagliardi è stata trasferita) ha profuso la sua arte educando e insegnando.

L’allieva

Ed in quella sala gremita di docenti, studenti e amici, oltre ai familiari, che tantissimi sono venuti a rendergli omaggio e onore. E la sua memoria resterà impressa e scolpita con i sentimenti di cordoglio che si sono incrociati e intessuti come tanti sottili e robusti fili. Un tessuto di intima tristezza e di verità umana che si è intrecciato nelle parole del messaggio di un ex allieva, Claudia (che vive in Inghilterra), raccogliendo i tanti echi alla notizia che il prof Raniti si è spento:
“Con il cuore colmo di tristezza, mi siedo a scrivere queste parole che avrei voluto poter dirti di persona. Anche se non posso essere lì, desidero che tu sappia quanto sei stato speciale per me e quanto hai significato nella mia vita.
Dalla mia adolescenza fino ai giorni nostri, hai sempre avuto un posto speciale nel mio cuore. Ricordo con affetto i giorni in cui mi hai sostenuto, incoraggiato e creduto in me, anche quando io stessa avevo dei dubbi. Sei stato una guida preziosa, sempre pronto a offrire un consiglio, una parola di conforto o un sorriso che illuminava la giornata e i tuoi scherzo che non mancavano mai. Nel mondo del lavoro Hai rappresentato un esempio di dedizione, integrità e passione. Ogni giorno, con la tua competenza e il tuo impegno, mi hai insegnato il valore del duro lavoro e della perseveranza. Sei stata una fonte inesauribile di ispirazione, e grazie a te, ho trovato la forza di affrontare le sfide più difficili e di crescere professionalmente e personalmente. Nella vita quotidiana, la tua presenza è stata una costante di amore e supporto anche essendo dall altra parte dell oceano come mi dicevi sempre tu non mollare mai,e io ti ribadivo nemmeno tu ho ancora bisogno di te. La tua generosità, la tua bontà e il tuo amore incondizionato hanno lasciato un’impronta indelebile nella mia vita. Sei stato una guida dove cercherò di custodirla e seguirla per sempre. Mi rattrista profondamente non poter essere presente,per ringraziarti ancora una volta per tutto quello che hai fatto per me. Ma sappi che, anche se lontano, il mio cuore è con te. Ti porterò sempre con me, nei ricordi più cari e nelle lezioni di vita che mi hai insegnato. Grazie per avermi sostenuto, per aver creduto in me e per aver reso la mia vita più ricca e significative. La tua memoria vivrà per sempre nel mio cuore. Con infinito amore e tanta gratitudine. Claudia”.

Don Maurizio Raniti

Anche il fratello, don Maurizio Raniti, non si è potuto sottrarre dall’esprimere il suo stato d’animo, a nome dei familiari, di fronte ad una così intensa e commovente partecipazione, cercando anche di interpretare quella che avrebbe potuto essere la reazione di Fausto, come era nella sua indole venata da ironia e giovialità:
“Quando stava male lo esortavo a non venire a scuola, ma era inutile perché era la sua vita. Le parole che sono state dette dai colleghi di Fausto non fanno altro che lusingarmi: significa che il Signore mi ha dato la gioia di avere in dono un grande fratello; ma se ci fosse stato lui avrebbe cercato di sdrammatizzare. Per me, ma anche per voi, è stato un amico, oltre che un fratello, per gli alunni anche un padre. Credo che la società oggi abbia bisogno di persone come lui, ma non era un santo… Grazie a voi per l’affetto, la stima che state dimostrando a Fausto, alla nostra famiglia.”
Infine don Maurizio ha manifestato la sua gratitudine alla scuola e alla preside, per aver creato “questo momento intenso di cordoglio, bello nella grande tristezza, che mi commuove. Leggendo le tante attestazioni in cui si dice che è stato un punto di riferimento, che ha aiutato a crescere tanti studenti, ricorda che quando erano bambini il sacerdote era lui non io, però il signore ha voluto diversamente perché il Signore fa le cose per bene. che sono un patrimonio collettivo, di tante generazioni…”

Le esequie a San Gregorio d’Ippona

Verso le 16 il feretro e il lungo corteo dall’Istituto “Gagliardi” si sono avviati verso San Gregorio d’Ippona (paese dove Fausto è nato e dove risiedeva). Dentro e di fronte alla chiesa di San Gregorio Magno una moltitudine di persone si è ritrovata per dare l’ultimo saluto. Colleghi, studenti, amici, conoscenti, hanno sentito l’urgenza di partecipare, di esserci con quel moto spontaneo che accompagna le anime e i sentimenti. Questo significa che il prof e l’uomo Fausto Raniti ha saputo seminare nel campo che lui amava coltivare, e non solo, l’amore per la scuola, per i suoi allievi, per gli altri. È stato un lavoro appassionato di dedizione, di ricerca, di creatività, di sfida, di importanti traguardi; ma svolto con umiltà, con quella sana e divertita ironia che sapeva ricercare e trovare nei tanti momenti di convivialità.

Ha lottato fino alla fine con fierezza e con sorprendente fiducia, nonostante la vita lo avesse messo a dura prova negli ultimi anni – ma anche nei precedenti, con la perdita prematura del padre, poi del fratello Nicola (2010), dell’altro fratello Aurelio (2020). Lo ha rievocato don Maurizio nell’omelia, dopo aver ringraziato il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Attilio Nostro, che ha celebrato le esequie, tutti i sacerdoti presenti e i tantissimi che ha testimoniato stima e affetto, ringraziando in modo particolare tutti coloro che sono stati vicini a Fausto nel suo viatico di sofferenza: amici, colleghi, studenti, medici. Tra i presenti anche la scuola di polizia con il direttore, Pasquale Ciocca e il questore Rodolfo Ruperti. Inoltre ha voluto rivolgere un grazie, dal profondo del cuore, all’Ipseoa “Gagliardi” e alla dirigente scolastica Eleonora Rombolà: “Oggi mi avete fatto commuovere, perché ho compreso come Fausto sia stato importante per voi e come abbia saputo essere educatore profondo”. E cercando di contenere le emozioni ha interpretato da una parte con la ragione, dall’altra con la fede, la fragilità dell’esistenza umana: “Dinnanzi al dolore e alla morte ci sentiamo defraudati, nudi, abbandonati, come se la vita fosse inutile: un peso da portare sulle spalle, come se la sua sacralità e bellezza, ormai non abbiano nessun valore: come se Dio si fosse dimenticato di noi. Dinnanzi alla sofferenza e alla morte, ci fa sentire vulnerabili e fragili e il buio si impossessa della nostra anima.”

Il Libro di Giobbe

Sono questi i momenti che mettono l’uomo di fronte all’angosciante disperazione, che la potenza della fede va al di là della nuda ragione, dei mille dubbi che si possono impossessare di fronte al male, al dolore e alla morte, citando il Libro di Giobbe e rammentando anche San Paolo:
“Ma io desidero testimoniare ad alta voce che Cristo ha sconfitto la morte e ha donato a noi la vita. La mia è una fede profonda. Vi dico ad alta voce che Cristo è risorto. Ed è per questo che ancora una volta – anche per te amato fratello Fausto – che il Signore ha dato, che il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore”.
Don Maurizio riesce a scavare ancora più in profondità questo solco, alla ricerca di una sorgente che oltrepassi la dura pietra della razionalità con una testimonianza che si porta dentro sia la forza dello Spirito che quella poetica dell’illusione:
“Qualcuno starà pensando che questo mio dire sia soltanto una illusione da prete. Ed io rispondo che sono grato al Signore di questa sacra e santa illusione. Mi piace illudermi, voglio illudermi. Ma che il mio dire non sia una illusione, me lo state dimostrando tutti voi presenti e anche quelli che sono fuori, per rendere omaggio ad un piccolo grande uomo. Non voglio tessere le lodi di mio fratello: ci sono tante attestazioni di stima. A me basta averlo avuto a fianco quegli anni che il Signore nella sua benevolenza ci ha concesso, affinché potessi assaporare il suo valore. Desidero evidenziare solo una cosa che mi è stata detta da una sua collega: ‘Fausto ha salvato tanti alunni dalla strada’. Posso aggiungere quello che io ho detto all’istituto alberghiero, che il prete doveva essere lui. Poi il Signore ha cambiato progetto.”
Le parole di don Maurizio hanno trovato risonanza nella testimonianza di coloro che sono intervenuti alla fine delle esequie a cominciare dalle intense ed emozionate parole espresse dalla sua ex studentessa Fabiana, a nome degli altri allievi: “Ogni nostra conversazione iniziava con un “chi fu?” e anche oggi questo pensiero che vi rivolgo inizia con un “prof, chi fu?”. Di certo non saranno le ultime parole che vi dirò, ma sono quelle più importanti e per questo me ne vengono poche da dire (so che starete ridendo perché dicevate sempre che non riesco a stare mai zitta). Ma ora nessuna parola mi sembra all’altezza. Allora ho pensato di raccogliere in queste poche righe i miei pensieri e le parole di chi, come me, vi ha conosciuto e vissuto da docente e amico: io, Claudia, Sara e tutti gli altri alunni che hanno avuto l’onore di vivere un pezzo della propria vita insieme a voi. Si! L’onore! Perché conoscervi è stato un privilegio, un regalo prezioso al quale noi non sapremmo mai ricambiare.
Non possiamo dire che siete arrivato in punta di piede nelle nostre vite, non era nel vostro stile. Eravate un tornado che quando passava si percepiva da un miglio, (anche nel rumore) si alzava un vento per il passo spedito e svelto che avevate. Eravate da nessuna parte e ovunque: “Avete visto il prof Raniti?”. Si, era qui due secondi fa”. “Era li, ma prova a vedere di là”. Queste erano le risposte più gettonate quando si chiedeva di voi a scuola.
E così negli anni più delicati dell’adolescenza e in quelli a seguire fino a oggi siete stato una guida preziosa, sempre pronto a offrire un consiglio, una parola di conforto, la “cazziata” al momento giusto, un sorriso che illuminava la giornata insieme ai vostri scherzi e aperitivi che non mancavano mai.
Un insegnante con la “I” maiuscola che non si è mai fermato alla semplice lezioncina in classe, ma che ha incessantemente cercato di trasmettere in tutti gli alunni la fame di conoscenza e di sapere, di cui voi per primo siete l’esempio. Il prof sempre dalla parte degli studenti, che non si sa come, ma da nessuna parte e ovunque voi c’eravate per tutti. Un amico, la cui presenza, a volte silenziosa e nell’ombra, non ci ha mai lasciati: una costante di amore e supporto mai scontata e sempre disponibile.
Un padre (il mio papà-prof, come vi chiamavo spesso), per tutte noi alunne-figlie non di sangue ma per scelta, che ci ha dato la forza di crescere e affrontare anche le sfide più difficili e di avviarci al mondo del lavoro, che noi amiamo anche grazie a voi.
Nella vita privata e professionale siete (e parlo al presente volutamente) un esempio di dedizione, integrità e passione (la nostra enciclopedia vivente). Ogni giorno con il vostro impegno e la vostra competenza ci avete insegnato il valore del duro lavoro e della perseveranza, per questo se penso a voi mi viene in mente la parola “immortale”. Un uomo, un insegnante, un amico come voi non morirà mai!
È difficile pensare alle nostre vite senza la vostra presenza, la vostra voce confortante, la vostra risata, i vostri scherzi e le chiacchierate da cui c’era sempre da apprendere qualcosa. Vi porteremo con noi, nei ricordi più cari e nelle lezioni ed emozioni che ci avete regalato, perché la vista generosità e il vostro amore hanno lasciato un’impronta indelebile. Siete stato il primo a credere in noi, anche più di noi stessi, e avete reso le nostre vite più ricche e significative. Più delle parole, dei gesti o delle cose fisiche, quello che ci rimane di voi sono i vostri preziosi insegnamenti: ci ripetevate sempre di essere curiosi, di mangiarci il mondo, di rubare il mestiere con gli occhi, di essere delle spugne che assorbono più nozioni possibili, di chiederci sempre il perché delle cose e di non fermarci mai davanti ai muri che noi stessi ci creiamo. È un orgoglio dire siamo stati alunni del prof. Fausto Raniti!
E per tutto questo, per quello che siete stato e siete oggi per noi, rimarrete nei nostri cuori per sempre!
P.s.: Ora chiedete anche agli angeli “ma vui u voliti beni o presidi?”

La dirigente

Questi sono sentimenti che raccontano che cosa ha saputo donare il prof. Raniti, a cui ha fatto eco il ricordo della dirigente Eleonora Rombolà: “In questo giorno di profondo dolore desideriamo sentire la voce della nostra comunità educante disorientata da un vuoto incolmabile”. E rivolgendosi a Fausto Raniti ha messo in luce che non è stato semplicemente “un pilastro della nostra istituzione, ma un faro di umanità che ha guidato generazioni di studenti, non solo verso la conoscenza ma anche e soprattutto verso la scoperta di sé”.
E non solo, perché “la tua innata eleganza ha tracciato un cammino per tutti noi insegnandoci che la vera classe si manifesta nelle azioni quotidiane e soprattutto nel rispetto degli altri… Hai saputo essere un amico, un confidente, un padre, un punto di riferimento costante per tutti noi e oggi volgiamo ringraziarti per ogni sorriso, per ogni parola di incoraggiamento. La tua eredità continuerà a vivere nelle aule, nei corridoi, nei laboratori e soprattutto nei cuori di coloro che hanno avuto l’onore di chiamarti professore, collega amico o semplicemente Fausto…
Con il tuo passo veloce e fiero ti immagino impegnato ad organizzare eventi per il Superiore, ben felice di accoglierti insieme ai tanti cari che portiamo nel cuore. Nella teoria della relatività di Einstein non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo, e il tuo spirito continuerà ad affiancarci lungo il cammino, guidandoci nella ricerca della conoscenza e dell’arte del vivere.”

Il docente Raffaele Cuppari

Ad arricchire questo concerto di testimonianze Raffaele Cuppari (docente al Gagliardi) per esprime i sentimenti della comunità scolastica; poi la voce commossa della nipote Elvira che ha rievocato i tanti momenti trascorsi con lo zio, il suo spirito gioviale capace di ascoltare e narrare con levità, sottolineando la bontà, la disponibilità, la grande generosità ma lasciando un vuoto incolmabile nella sua vita. Ed infine anche Salvatore Caliò (dell’Aibes, Associazione Italiana Barmen e Sostenitori), ha voluto ricordare Fausto recitando la “Preghiera internazionale del Barman” composta da don Danilo D’Alessandro, con il sigillo di Fausto Raniti, nel 2003 in occasione del primo convegno Aibes nel Vibonese. Don Danilo allora era parroco di Maierato e cappellano dell’associazione, per la sua passione nel settore della ristorazione prima di diventare parroco (è stato studente anche del “Gagliardi”). Una preghiera che possiamo considerare come una sorta di testamento spirituale del “maitre” Fausto Raniti: “Cominciando il mio lavoro mi rivolgo a te Signore, che per allegrare gli invitati alle nozze di Cana, mutasti l’acqua in vino. Consacro a Te questo giorno chiedendoti il dono del sorriso. Benedici tutti coloro che siederanno qui di fronte a me, clienti, amici, colleghi. Rendimi affabile e disponibile con tutti, sobrio ed efficace nei modi, attento alle esigenze, ai gusti di coloro che a me si rivolgeranno. Chi è solo possa sentirsi lieto in compagnia, chi desidera dimenticare il suo passato, trovi in me l’uomo della memoria che costruisce il suo futuro. Chi desidera fuggire dai suoi problemi possa scorgere in me il coraggio e la comprensione di chi ama disinteressatamente. Chi non sa dove andare trovi in me una mano amica e un saggio consigliere. Aiutami ad ottenere la qualità moderando la quantità, domani di essere il ministero del sorriso e dell’accoglienza. Amen

Nicola Rombolà

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