La Calabria laboratorio d’Italia? Tra proclami, milioni e vecchie ferite nella scuola dei divari

Presentato in pompa magna il progetto “Recapp Cal”: sei milioni di euro per colmare il gap educativo tra la Calabria e il resto del Paese. Giusi Princi rivendica il merito politico e promette “un modello da esportare”

Ancora una volta, la Calabria viene raccontata come “laboratorio di innovazione” nel campo dell’istruzione. A dirlo, con toni trionfalistici, è l’eurodeputata Giusi Princi, che dalla Cittadella regionale ha presentato il progetto “Recapp Cal”, iniziativa da 6 milioni di euro finanziata dal Dipartimento Istruzione della Regione Calabria per il biennio 2025-2027. Un progetto che promette di “potenziare le competenze di base” degli studenti calabresi e ridurre i divari nei risultati Invalsi rispetto al resto del Paese. Coinvolti 140 istituti scolastici e partner illustri come l’Università Bocconi, l’Invalsi e il sistema universitario calabrese. Sulla carta, un grande passo avanti. Nella realtà, un film che il mondo della scuola calabrese ha già visto – troppe volte.

Progetto ideato da assessore

Progetto ideato da assessore

Giusi Princi, oggi a Bruxelles ma ancora presenza fissa nella politica regionale, ha rivendicato di aver “ideato” il progetto insieme al presidente Roberto Occhiuto quando ricopriva il ruolo di vicepresidente e assessore all’Istruzione. E continua a seguirlo da europarlamentare, come membro del comitato tecnico-scientifico. Una continuità che suona più come una passerella personale di visibilità politica, utile a rinsaldare il legame con la giunta di centrodestra e con un elettorato che Princi non ha mai smesso di corteggiare.

La Calabria che innova

Perché “Recapp Cal”, più che un piano educativo, sembra anche una piattaforma di legittimazione politica: il messaggio è chiaro, la Calabria che “innova”, che “recupera”, che “fa squadra con le università”, tutto sotto l’egida Princi-Occhiuto. Ma sul terreno, nelle scuole, la situazione rimane drammatica: classi pollaio, edifici vetusti, laboratori inagibili, precari che si alternano ogni anno e una dispersione scolastica che continua a sfiorare il 20%, tra le più alte d’Italia. Il progetto prevede 200 ore di potenziamento in italiano e matematica, corsi di formazione per docenti e un monitoraggio continuo dei risultati. Ma può davvero bastare qualche corso di aggiornamento e duecento ore di recupero per colmare un abisso educativo scavato da decenni di abbandono istituzionale?

Progetti strutturali

Princi parla di “un percorso concreto per ridurre gli svantaggi culturali, economici e sociali” e promette di portare “a Bruxelles questo modello virtuoso”. Ma la Calabria, più che di modelli da esportare, avrebbe bisogno di interventi strutturali, continui e capillari: scuole sicure, laboratori attrezzati, stabilità del personale, continuità didattica e un rapporto reale con il territorio. È giusto valorizzare un progetto che punta sulla formazione, ma resta il sospetto che “Recapp Cal” finisca come tanti altri programmi di sperimentazione calabresi: tanto clamore iniziale, poca ricaduta concreta e un abbondante ritorno mediatico per chi lo ha firmato.

Emancipazione culturale

Intanto, a Bruxelles, Giusi Princi si accredita come ambasciatrice dell’“emancipazione culturale” calabrese.
Qui, in Calabria, studenti e docenti aspettano ancora una scuola che non sia un cantiere di promesse, ma un diritto garantito — ogni giorno, per tutti.

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