La Dante Alighieri di Vibo, tra parole e futuro: l’augurio di Pippo Prestia alla cena di Natale

ll presidente dell’associazione richiama Dante per parlare di comunità, lingua e responsabilità culturale. Un discorso sobrio ma denso, che traccia una rotta: radicamento nel territorio

Alla cena di Natale della Società Dante Alighieri di Vibo Valentia, il presidente Pippo Prestia ha scelto un registro misurato e riflessivo, lontano dalla celebrazione formale, per ribadire il senso profondo dell’impegno culturale dell’associazione. Un intervento che, muovendo da Dante, ha parlato soprattutto al presente. Prestia ha richiamato il Convivio come metafora dell’incontro: non solo una tavola imbandita, ma uno spazio di condivisione in cui il nutrimento è fatto di conoscenza, relazioni, passione civile. “È questa – ha spiegato – la cifra della Dante Alighieri vibonese: una comunità che si riconosce nella lingua italiana come strumento vivo per leggere la complessità di un territorio stratificato di storia e contraddizioni”.

La missione associativa

La missione associativa

Nel suo discorso, Vibo Valentia non è stata semplice cornice, ma parte integrante della missione associativa. In una terra dove si intrecciano mare, colline e civiltà antiche, la lingua diventa il filo che unisce memoria e futuro. “Difenderla – ha sottolineato Pippo Prestia – non significa rifugiarsi nella nostalgia, ma esercitare un atto di libertà contro la semplificazione del pensiero e l’impoverimento delle idee”. Richiamando i versi finali del Purgatorio, il presidente ha affidato all’immagine della rinascita l’augurio natalizio e, insieme, il programma per l’anno che verrà: una Dante Alighieri sempre più riconoscibile, radicata e aperta. Conferenze, sì, ma anche percorsi tematici, letture pubbliche in luoghi inconsueti, collaborazioni con le scuole, attenzione ai dialetti come patrimonio di sapere e identità.

Un faro, una proposta culturale

La Dante Alighieri, ha chiarito Prestia, non deve essere una “fortezza” né un semplice presidio di resistenza, ma un faro attivo di proposta culturale. Un luogo dove il patrimonio non si conserva sotto vetro, ma circola e si rinnova nel confronto. Nel finale, il ringraziamento al direttivo e ai soci ha riportato il discorso su un punto essenziale: il valore non sta nei numeri, ma nella qualità della partecipazione. È da qui che nasce la forza di un’associazione capace di trasformare un ideale in esperienza viva. L’ultimo richiamo, inevitabile, è stato ancora a Dante: “riveder le stelle” come invito permanente a uscire dall’oscurità dell’indifferenza e della banalità. Un messaggio semplice, ma incisivo, che affida alla cultura il compito – concreto e quotidiano – di tenere lo sguardo alto.

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