Da un lato chi il danno l’ha causato, dall’altro chi lo ha subìto e chiede che si rimedi, in mezzo una città irriconoscibile. Ormai stanca anche il parlarne, perché il fatto è fatto, il denaro speso non torna indietro e nemmeno gli alberi abbattuti.
Il giovane cedro che la nuova amministrazione di Vibo Valentia ha impiantato per cercare di rimediare all’abbattimento del suo imponente e autorevole antenato, resiste solitario ma elegante, in uno spazio desolante che sembra senza confini, perché in realtà una perimetrazione la Piazza l’ha persa. Un’ unica area senza articolazioni e con un ampio, amplissimo tappeto di pietre sintetiche spinge ad abbandonare la scena per proseguire senza indugio il cammino verso il Corso che al cospetto della piazza, appare ora accogliente e in verità lo è sempre stato e ancor di più quando le vetrine dei locali che vi insistono erano illuminate e le attività commerciali vivacizzavano l’ambiente che era di città, per l’appunto, viva.
Il giovane cedro che la nuova amministrazione di Vibo Valentia ha impiantato per cercare di rimediare all’abbattimento del suo imponente e autorevole antenato, resiste solitario ma elegante, in uno spazio desolante che sembra senza confini, perché in realtà una perimetrazione la Piazza l’ha persa. Un’ unica area senza articolazioni e con un ampio, amplissimo tappeto di pietre sintetiche spinge ad abbandonare la scena per proseguire senza indugio il cammino verso il Corso che al cospetto della piazza, appare ora accogliente e in verità lo è sempre stato e ancor di più quando le vetrine dei locali che vi insistono erano illuminate e le attività commerciali vivacizzavano l’ambiente che era di città, per l’appunto, viva.
Gli ordini professionali
Non parliamo ancora di una “rigenerazione urbana” che ha rigenerato solo qualche portafoglio dimenticando interi quartieri che si, avrebbero meritato un rimedio al degrado urbano, non parliamo ancora delle teorie del restauro urbanistico, tanto meno di Viollet Le Duc e John Ruskin. Magari lo si potrebbe fare per rinfrescare una cultura sopita in un razionalismo solo di bandiera, traendo spunto dall’invasione della ricostruzione ex novo di parti importanti della nostra città, contro quello che invece avrebbe dovuto essere e che la Carta italiana del Restauro già del 1972 prescrive, in un dibattito che coinvolgesse amministratori che furono e che sono e gente del mestiere .
Ma finalmente una voce rappresentativa si eleva ad affiancare quella di tutti coloro, amministratori e manovalanza dissidenti e cittadini sensibili e liberi di esprimere la loro opinione su quello che è avvenuto a sorpresa, in vie e piazze che frequentano. Il presidente dell’Ordine degli Architetti Fabio Foti unitamente al Presidente dell’Ordine degli Ingegneri Romano Mazza, esprime un giudizio negativo sul “mancato coinvolgimento della comunità nella fase della stesura preliminare della progettazione”, denunciando come “approssimati e inadeguati alcuni interventi rispetto allo stato dei luoghi”.
Bé, ce ne eravamo accorti, ma cosa si può fare per rimediare? Certo non siamo nel caso della Basilica Superiore di Assisi che crollata ad opere del terremoto, è stata ricostruita recuperando il materiale lapideo originale. Qui non si sa nemmeno dove sia finito il materiale lapideo originale o consolidato nel tempo, asportato…. Per non parlare del verde demolito o in procinto di esserlo. Ma non sono giraffe quelli che occupano questa città, dunque che farsene di alberi ridondanti?
Attenti a non inciampare
Lampioni sterili hanno preso il loro posto, pietre artificiali anche pericolose per il pedone frettoloso o distratto a causa di una posa d’opera da età della preistoria, hanno sostituito manti di rivestimento che avrebbero meritato ben altro. A proposito poi delle strutture metalliche che ingabbiano alberi di tutto rispetto, senza alcun fine chiaro e temo necessario per la sopravvivenza di una piazza a cui sarebbe bastato un tocco di manutenzione accurata, solo una conclusione: se ciò che è bello piace e la maggior parte dei giudizi sui lavori che si stanno eseguendo è di parere negativo, vuol dire che la bellezza non appartiene più alla nostra città, almeno in modo avvolgente e armonico come ci è stata tramandata.