Una somma non versata, una norma chiara e un silenzio che ha fatto rumore. La vicenda che ha coinvolto l’assessore al Personale del Comune di Vibo Valentia, Marco Talarico, è andata ben oltre un semplice ritardo nel pagamento dell’Imu. Ha rischiato di causare una vera crisi istituzionale, sollevando interrogativi su legalità, trasparenza e tenuta della maggioranza.
Tutto nasce da una pendenza pregressa: l’assessore risultava debitore nei confronti del Comune per il mancato versamento dell’imposta municipale su immobili di sua proprietà. Una situazione che, secondo quanto stabilito dall’articolo 63 del Testo unico degli enti locali, poteva configurare un’ipotesi di incompatibilità con l’incarico ricoperto, con conseguenze immediate: la decadenza dalla carica.
Il bonifico che evita la crisi
Alla fine, però, la questione si è chiusa con un atto concreto: Talarico ha effettuato il pagamento, versando l’intera somma dovuta e mettendo fine a una querelle che aveva scosso la giunta e costretto il sindaco Enzo Romeo a rivolgersi al Ministero dell’Interno per un parere ufficiale. Il bonifico è arrivato prima che la situazione degenerasse, ma solo dopo che la polemica era esplosa pubblicamente.
Dal punto di vista formale, la mossa ha disinnescato il pericolo. Il pagamento sana la pendenza e spegne ogni ipotesi di incompatibilità. L’assessore resta al suo posto, e la giunta evita il terremoto. Politicamente, però, il caso lascia dietro di sé una scia di polemiche e interrogativi.
Opposizione all’attacco
A portare alla luce la vicenda era stata Maria Rosaria Nesci, capogruppo di Noi Moderati e voce critica in Consiglio comunale. È stata lei a sollevare il problema, chiedendo chiarezza e accusando l’amministrazione di voler insabbiare una situazione delicata: “Serve trasparenza – ha affermato – su come vengono gestite le situazioni debitorie di chi ha ruoli pubblici. Non si può far finta di nulla fino a quando non esplode tutto”.
Le sue dichiarazioni hanno dato il via a un acceso confronto in aula e fuori, alimentando un dibattito che ha finito per mettere in discussione l’atteggiamento complessivo della maggioranza di governo cittadino.
Un campanello d’allarme
Il caso Talarico, al netto del suo epilogo, rilancia il dibattito sull’applicazione delle norme in tema di incompatibilità e decadenza. Non è solo questione di pagare o meno un’imposta: è questione di principio, di correttezza istituzionale, di fiducia tra cittadini e amministratori.
In molti si chiedono ora se ci siano altri casi simili nascosti sotto il tappeto. E, soprattutto, se gli anni prodotti fino a oggi dall’assessore siano validi o meno. Il tempo darà le dovute risposte. Sta di fatto che la vicenda, anche se chiusa dal punto di vista contabile, resta un campanello d’allarme su quanto possa essere fragile, a volte, l’etica nella gestione della cosa pubblica.