Il dottor Vincenzo Mangialavori, stimato primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia, si è dimesso. Una notizia che ha scosso la città e il mondo sanitario locale, esplosa nella giornata di oggi su diverse testate giornalistiche e che ora trova voce diretta nelle parole del medico stesso.
“Mi vedo costretto a rassegnare le mie dimissioni dall’incarico di Direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia del nostro ospedale per motivi profondi e gravi, che nulla hanno a che vedere con gli eventi recentemente riportati dai media”, ha dichiarato Mangialavori, chiarendo fin da subito di voler parlare ai suoi concittadini “con chiarezza e onestà”.
Una precisazione netta, quella del dottore, che prende le distanze dalle due vicende sanitarie che in questi giorni hanno occupato le cronache locali: la tragica morte della giovane Martina Piserà e il caso della donna straniera giunta in condizioni critiche al pronto soccorso.
“Ci tengo a chiarire fermamente – afferma – che la mia decisione non è in alcun modo riconducibile né alla tragica morte della signora Martina Piserà, né al caso della paziente straniera che si è presentata in Pronto Soccorso con un’emorragia in atto”.
Parla con rispetto e dolore di entrambe le donne coinvolte: “Approfitto anzi di questo mezzo per porgere pubblicamente le mie più sentite condoglianze, unitamente a quelle del personale del mio reparto, alle famiglie colpite dagli eventi luttuosi”.
Poi entra nel merito dei due episodi che, secondo lui, non possono e non devono essere strumentalizzati.
“Martina è arrivata con un feto già privo di battito”
“Riguardo l’immane tragedia della signora Piserà – chiarisce Mangialavori – il decesso non è imputabile all’operato del personale del mio reparto”. Il primario ripercorre quei drammatici momenti, evidenziando come la giovane sia giunta con un feto già senza attività cardiaca. “Dopo pochissimi minuti dal suo ingresso, ha registrato lei stessa un arresto cardiaco per il quale, nonostante le immediate e corrette procedure diagnostiche e terapeutiche messe in atto dal personale del reparto e dai consulenti anestesista e cardiologo accorsi immediatamente, purtroppo non c’è stato nulla da fare”.
Una tragedia devastante, ma – sottolinea – “la patologia che ha determinato il decesso, alla luce dei dati a nostra disposizione, non è riconducibile ad una causa ostetrica”.
Il caso della paziente straniera: salvata grazie al lavoro di squadra
Sul secondo caso, Mangialavori alza il tono della voce contro quella che definisce una “facile gogna mediatica”.
“La paziente straniera è giunta in ospedale in condizioni cliniche gravissime, con un distacco completo della placenta a 21 settimane di gestazione”, racconta. Una situazione d’urgenza assoluta: “La diagnosi era di aborto in atto, con un’emorragia massiva che la stava portando alla morte. L’intervento competente e tempestivo del personale ostetrico, del Laboratorio Analisi, del Centro Sangue, della sala operatoria, degli anestesisti e dei ginecologi ha consentito di salvarle la vita”.
Un lavoro corale, che per Mangialavori avrebbe dovuto essere riconosciuto e non messo alla berlina: “Il personale dello Iazzolino meriterebbe un plauso e non certo una denuncia ai carabinieri, né tantomeno il linciaggio mediatico che con troppa facilità e leggerezza si mette in atto soprattutto sui social”.
E lancia un appello: “Bisognerebbe avere le competenze e la giusta conoscenza dei fatti per permettersi di giudicare l’operato altrui, soprattutto quando si tratta di questioni mediche”.
Dimissioni meditate, non emotive
Non è un addio improvviso, né frutto della pressione mediatica. È una scelta che, spiega, matura da tempo. “Ho accettato la Direzione del reparto di Ginecologia ed Ostetricia circa un anno fa per evitare la chiusura dello stesso, poiché il personale in servizio risultava essere, all’epoca, di soli tre medici. Ho combattuto con tutte le mie forze per garantire ai cittadini vibonesi un servizio fondamentale”, afferma.
Ma la realtà con cui ha dovuto fare i conti ogni giorno è stata ben più dura. “Appena insediato, ho protocollato agli uffici preposti le richieste di attrezzature che potessero consentirci di erogare prestazioni sanitarie efficienti ed adeguate. Nonostante innumerevoli sollecitazioni, tali richieste sono a tutt’oggi rimaste inascoltate”.
Critica anche la gestione della struttura a livello organizzativo. “Mi sorprende sinceramente che il dott. Piscitelli non si aspettasse questa mia decisione. Le difficoltà che ho più volte sollevato non sono né nuove né marginali. Al contrario, sono state oggetto di segnalazioni puntuali e documentate”.
Il riferimento è alla Commissione straordinaria inviata dal Governo, presieduta dal Prefetto Vittorio Piscitelli. Mangialavori riconosce il lavoro svolto nel campo dell’antimafia, ma ne critica l’assenza nella gestione sanitaria: “In tutto questo tempo né io, né alcun primario di altri reparti, siamo mai stati convocati dal Management Aziendale per svolgere riunioni organizzative riguardanti le attività e le problematiche sanitarie”.
“Io non faccio il Primario del nulla”
Mangialavori lascia con amarezza, ma anche con dignità e fermezza. “Lascio questo incarico con grande amarezza, ma con la coscienza pulita e orgogliosa di chi ha sempre lavorato con dedizione e competenza, agendo sempre nel totale rispetto dei pazienti, dei colleghi e della professione che svolgo con onore e fierezza da più di trent’anni”.
Poi la frase che più di ogni altra racchiude il senso del suo gesto: “Io nella mia vita ho sempre mirato al raggiungimento dell’eccellenza e mai della semplice sopravvivenza, ragion per cui non sono più adatto a ricoprire questo ruolo. A me non interessa fare il Primario del nulla”.
Un passaggio toccante lo dedica ai suoi colleghi e collaboratori: “Voglio ringraziare tutti i miei colleghi dello Iazzolino e soprattutto l’intero personale del mio reparto che mi ha accompagnato e supportato con dedizione e professionalità in questo breve ma intenso percorso”.
Infine, un augurio a chi verrà dopo: “Auguro infine a chi prenderà il mio posto, di raggiungere con maggior fortuna tutti gli obiettivi per i quali io stesso ho strenuamente lavorato”.