I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro della Guardia hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare applicativa degli arresti domiciliari emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura, nei confronti di due persone, indiziate di associazione a delinquere, peculato, concussione, truffa aggravata e interruzione di pubblico servizio nonché, limitatamente a uno dei destinatari del provvedimento, di falsità ideologica e autoriciclaggio. Si tratta di Vincenzo Scorcia e Maria Battaglia, entrambi di Catanzaro. Contestualmente, si è proceduto a dare esecuzione, nei confronti di cinque degli indagati, a un provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca di denaro e beni di valore pari al profitto dei reati loro contestati, nella misura complessiva di 984.762,23 euro.
Le indagini
Le complesse ed articolate indagini, condotte dagli investigatori del Gruppo Tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, hanno consentito di delineare – nella fase delle indagini preliminari, che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa e ferma pertanto la necessità del compiuto accertamento dei fatti in sede giurisdizionale – l’esistenza e operatività di un’associazione per delinquere – composta da due dirigenti medici del reparto di Oculistica e da un’infermiera dell’ambulatorio di Oculistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Catanzaro nonché dalla segretaria dello studio privato dove uno dei medici svolgeva irregolarmente attività libero professionale – dedita alla consumazione di una pluralità di reati, funzionali alla gestione illecita delle procedure delle liste d’attesa presso il reparto di Oculistica dell’ospedale.
Gli accertamenti hanno consentito di rilevare che alcuni medici in servizio al nosocomio pubblico sarebbero stati soliti effettuare interventi chirurgici su pazienti previamente visitati, a pagamento, durante lo svolgimento di attività extraistituzionale privata, garantendo loro un trattamento “privilegiato” rispetto ai pazienti ambulatoriali che avevano osservato le disposizioni per l’accesso alla prestazioni sanitarie pubbliche e che erano stati inseriti nelle rispettive liste di attesa, alimentando, di fatto, un sistema privato di prenotazioni e prestazioni erogate gratuitamente dall’ospedale.
In alcuni casi, peraltro, la gravità della situazione clinica riscontrata e la conseguente necessità di sottoporsi con urgenza al trattamento chirurgico, dalla cui tempestività dipendeva la conservazione di un bene fisico fondamentale, poneva i pazienti in una condizione psicologica di sostanziale “costrizione”, tale da limitarne gravemente la libertà di autodeterminazione, sì da accettare di pagare privatamente il medico per essere sottoposti all’intervento presso la struttura pubblica.
Le ricadute negative sul servizio pubblico
Attraverso il predetto modus operandi, si era determinata una “privatizzazione” del reparto di Oculistica, con evidenti ricadute negative sulla qualità del servizio pubblico offerto, stante la dilatazione dei tempi di attesa per accedervi. Le indagini, infine, hanno permesso di riscontrare che cinque medici, nonostante avessero optato per il rapporto di lavoro esclusivo in favore della struttura pubblica (in tal modo garantendosi la percezione degli appositi emolumenti riservati al
personale medico in regime di esclusività) svolgevano attività extra-istituzionale presso studi e cliniche private, anche convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, con correlativo danno, per l’Azienda ospedaliero-universitaria e/o per
l’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro, complessivamente pari a 984.762,23 euro.
Il procedimento pende nella fase delle indagini preliminari.