Inaccettabile, profondamente offensivo che un’iniziativa apprezzabile, nata per supportare i giovani, venga ridotta a mera propaganda politica. Perché di questo si tratta. La Regione Calabria annuncia un investimento di 9 milioni di euro per istituire la figura dello psicologo scolastico, e subito si scatena la “claque applauditrice” a comando: Michele Comito, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale (per primo) e Francesco De Nisi (Azione) a seguire. Un copione visto più volte. Invece di affrontare seriamente il problema della fragilità giovanile il presidente della Regione si concentra su un patetico reel autocelebrativo. Ancora una volta una trovata mediatica che cerca di mascherare anni di indifferenza verso un disagio reale, quotidiano, che affligge migliaia di famiglie calabresi.
Sensibilità dei genitori
È grave che si faccia leva sulla sensibilità dei genitori, sui loro timori e sulle loro speranze, come se bastasse un video ben montato per lenire le ferite profonde dell’abbandono istituzionale. Dietro il bullismo, l’ansia, le crisi identitarie, ci sono storie di povertà (in Calabria più che altrove) scuole fatiscenti, famiglie lasciate sole, territori dove mancano servizi essenziali. Di tutto questo il presidente non parla. Non una parola sulle periferie, sul vero cancro del disagio sociale, sull’assenza di politiche di inclusione reale. Solo slogan e musichette di sottofondo.
Fragilità e ipocrisia
Non si combattono le fragilità con l’ipocrisia. Non si costruisce benessere psicologico ignorando le radici profonde dell’insicurezza e della sofferenza dei giovani. In questa Calabria serve una visione sistemica, non un’operazione d’immagine. Serve una rete di supporto reale, fatta di operatori formati, di continuità nei servizi, di dialogo costante con le famiglie e con il territorio. Non serve nemmeno utilizzare una graduatoria di psicologi solo per smaltirla (anche se questo sarebbe comprensibile). Serve rispetto per chi ogni giorno lotta contro le difficoltà economiche e sociali, non passerelle mediatiche e narrazioni edulcorate.
L’illusione del cambiamento
Questo comportamento non solo è sterile, ma è anche pericoloso. Alimenta l’illusione che qualcosa stia cambiando, mentre nulla cambia davvero. È un insulto all’intelligenza dei cittadini e alla sofferenza dei ragazzi che ogni giorno affrontano l’angoscia dell’emarginazione, dell’incomprensione, della solitudine. Non basta solo destinare fondi: occorre avere il coraggio di ascoltare, di progettare con serietà, di accompagnare. Occorre garantire continuità, professionalità, risorse distribuite equamente. Occorre rispondere con atti concreti. Altrimenti, anche questo investimento finirà come tanti altri: disperso tra buone intenzioni e pessima, pessima amministrazione.
Carenza di politiche sociali
Il disagio giovanile non si combatte con i reel ma con rispetto, con presenza, con politiche sociali serie. Di fronte a problemi complessi come bullismo, povertà educativa, mancanza di supporto nel Sud, sarebbe legittimo attendersi un dibattito vivace, proposte concrete, controllo rigoroso, non parate celebrative. E chi plaude senza aggiungere altro non è certo un corpo politico responsabile bensì una testimone che rinuncia al pensiero.