Il Tribunale di Catanzaro (Seconda Sezione Penale) ha emesso tre misure di Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza, della durata di tre anni, nei confronti di soggetti ritenuti socialmente pericolosi e indiziati di gravi condotte di maltrattamenti e atti persecutori in ambito familiare. I provvedimenti sono stati disposti accogliendo le proposte avanzate dal Questore di Catanzaro, fondate sull’attività istruttoria accuratamente condotta dalla Sezione Misure di Prevenzione della Divisione Polizia Anticrimine.
Due delle misure riguardano casi di maltrattamenti in famiglia, mentre una è stata emessa per atti persecutori, e impongono a ciascun destinatario una serie di obblighi e divieti, tra cui il divieto di avvicinamento alle vittime e ai luoghi da esse frequentati, nonché il divieto di ogni forma di comunicazione, anche attraverso mezzi telematici o telefonici. È stato inoltre disposto il ritiro dei documenti di identità validi per l’espatrio, come previsto dalla normativa vigente.
Due delle misure riguardano casi di maltrattamenti in famiglia, mentre una è stata emessa per atti persecutori, e impongono a ciascun destinatario una serie di obblighi e divieti, tra cui il divieto di avvicinamento alle vittime e ai luoghi da esse frequentati, nonché il divieto di ogni forma di comunicazione, anche attraverso mezzi telematici o telefonici. È stato inoltre disposto il ritiro dei documenti di identità validi per l’espatrio, come previsto dalla normativa vigente.
Il primo caso riguarda un uomo di 59 anni di Lamezia Terme, già noto alle forze dell’ordine, accusato di gravi atti persecutori nei confronti della sorella e della nipote. Nonostante fosse già stato sottoposto a una misura cautelare di divieto di avvicinamento per stalking e lesioni aggravate, l’uomo avrebbe continuato la propria condotta violenta, in un’escalation di minacce, ingiurie, vessazioni e violenze fisiche. Un comportamento definito dagli inquirenti “inquietante” e reiterato nel tempo, nonostante i precedenti provvedimenti a suo carico.
La seconda misura è stata applicata a un 50enne lametino, anch’egli con un passato segnato da episodi di violenza familiare. Per oltre 15 anni avrebbe maltrattato la moglie e il figlio minore, continuando anche dopo la separazione a esercitare pressioni e comportamenti aggressivi nei confronti della nuova compagna e del figlio convivente. Nonostante in passato fosse già stato destinatario di una misura cautelare, ha continuato a replicare schemi di violenza e prevaricazione in ogni contesto familiare costruito.
Il terzo provvedimento riguarda un 45enne residente a Belcastro, anch’egli con precedenti penali e di polizia. Dopo la nascita del terzo figlio, avrebbe dato inizio a una spirale di maltrattamenti nei confronti della moglie, culminati in aggressioni fisiche, verbali e violente esplosioni d’ira anche in presenza dei minori. Neppure l’ordinanza di arresti domiciliari emessa dal GIP nel gennaio 2024 avrebbe posto fine a tali condotte.
Le misure disposte dal Tribunale si inseriscono nel quadro normativo delineato dalla legge “Codice Rosso”, che ha rafforzato gli strumenti a disposizione dell’Autorità di Pubblica Sicurezza per prevenire e contrastare in modo incisivo i reati di violenza domestica e di genere. In presenza di reiterazione e pericolosità sociale accertata, il Questore può proporre l’applicazione della misura più restrittiva e preventiva prevista dall’ordinamento, come appunto la Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza.
Un segnale forte dello Stato nei confronti della violenza domestica, in difesa delle vittime e della loro incolumità, anche fuori dalle aule dei tribunali.


