Mare sporco, associazioni e operatori turistici alzano la voce: siamo stanchi, ora basta! (video)

La denuncia: chi arriva sulla costa tra Pizzo e Gizzeria può godersi il mare poche volte. Servono interventi urgenti

Uniti per la difesa del mare. Il Comitato che raggruppa numerose associazioni è deciso a fare un passo avanti. Punta a porsi come primo referente con la Regione Calabria per meglio interpretare le esigenze del territorio.

In questo caso l’attenzione è tutta rivolta al tratto di costa che da Gizzeria arriva a Pizzo Calabro e oltre. Sotto la lente uno dei litorali più critici della costa vibonese e lametina. Il mare sporco delle passate stagioni ha pesantemente inciso anche sulle attività balneari e sull’economia locale. Le cause, ovviamente, sono tante e non solo la cattiva depurazione o gli impianti obsoleti, ma si riscontrano anche reti fognarie non collettate, scoli abusivi e sostanze chimiche utilizzate nelle colture. Mentre qualcuno non esclude gli scarichi degli autospurghi.

Ad accendere la preoccupazione degli operatori turistici e balneari, il mare sporco di questi ultimi tempi quando ancora la stagione non è neanche iniziata. Le rassicurazioni partite dalla Regione suonano come l’ennesima beffa dopo gli incontri con associazioni e gruppi interforze.

Il movimento

Questa mattina a Marinella di Pizzo, nella sala del Lido Blue Moon, i rappresentanti del comitato Difesa del Mare hanno raggruppato numerosi operatori balneari e imprenditori turistici allo scopo di fare il punto della situazione. A dettare i tempi e illustrare gli obiettivi di tutto il movimento che sta nascendo sono state Anna Rosa, dell’associazione Uniti per il Golfo di Sant’Eufemia ed Emanuele Stillitani, tra gli imprenditori turistici più rinomati della costa vibonese. Entrambi alla presenza del sindaco Sergio Pititto e di dirigenti regionali hanno evidenziato che il comitato è pronto a farsi sentire. Vogliono interventi immediati per scongiurare un altro fallimento come quello dello scorso anno.

La diagnosi 25 anni fa

Stillitani, tanto per evidenziare come poco, o nulla, nel corso degli anni sia stato fatto, ha tirato fuori un report della Nautilus, società certificata e specializzata per quanto concerne l’analisi di acque marine che già nel 2000 (ovvero 25 anni fa) metteva in evidenza che tra le cause dell’inquinamento del mare figuravano i reflui veicolati a mare tramite i corsi d’acqua e le attività agricole.

“Nei diversi studi che ormai da decenni vengono condotti – si leggeva un quarto di secolo fa – è stata più volte registrata la presenza di elevati valori di contaminazione fecale e di altri inquinanti, quali tensioattivi, anionici, fenoli, idrocarburi policiclici aromatici”. Verrebbe da pensare che solo oggi uno stabilimento come Meridionale Petroli è stato posto sotto sequestro per inquinamento anche se il monitoraggio rimane continuo da parte delle autorità competenti”.

Ora siamo stanchi

Dallo studio di 25 anni fa veniva anche annotato che gli indici di inquinamento ambientale sono stati evidenziati ripetutamente nei pressi della foce del fiume Amato, del Turrina, dell’Angitola e in alcune stazioni in corrispondenza di Pizzo Calabro come Piedigrotta, Seggiola, e Stazione Fs di Pizzo. Un quadro piuttosto desolante di fronte al quale le associazioni si sono dichiarate pronte a intraprendere iniziative piuttosto forti: “Siamo stanchi, ora basta!”.

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