Marisa Manzini, la voce che rompe il silenzio: “Il coraggio di Rosa” sul podio del Premio Nadia Toffa 2025

Il magistrato-scrittore conquista il secondo posto - ex aequo - con un libro che racconta la ribellione di una donna alla ’ndrangheta e che incarna lo spirito più profondo del riconoscimento

Il Premio letterario giornalistico Nadia Toffa, ideato dall’associazione Archètipa di Antonietta Greco e giunto alla quarta edizione, continua a essere un presidio di resistenza civile. Un luogo in cui narrativa, saggistica e inchiesta si intrecciano per dare voce a storie che interrogano il nostro tempo: vite ferite, verità scomode, percorsi di coraggio e fragilità che chiedono ascolto. Sabato 6 dicembre nella suggestiva cornice dell’ex Oratorio SS. Elena e Costantino di Palermo, il premio ha celebrato i suoi finalisti in una cerimonia curata dalla galleria d’arte Il Casino delle Muse, diretta dal critico Giuseppe Carli, e condotta dalla giornalista Daniela Tornatore. Un’edizione particolarmente densa di significato, segnata da presenze che hanno richiamato l’urgenza di riflettere sulla violenza di genere e sui femminicidi, come Vera Squatrito – madre di Giordana Di Stefano e presidente dell’associazione “Io Sono Giordana” – e la criminologa Flaminia Bolzan, finalista con un libro sul caso Garlasco.

Marisa Manzini, una vita contro le mafie

Marisa Manzini, una vita contro le mafie

Tra le voci più attese della serata, quella del magistrato Marisa Manzini, che con Il coraggio di Rosa. Storia di una donna che ha ripudiato la ’ndrangheta (Rubbettino) ha conquistato il secondo posto ex aequo. Un riconoscimento che mette al centro non solo il valore letterario del suo lavoro, ma anche la sua lunga esperienza nella trincea giudiziaria. Marisa Manzini, oggi alla Procura generale di Catanzaro, ha trascorso anni nella Dda dello stesso distretto, conducendo inchieste contro alcune delle cosche più radicate e violente del Vibonese. Un impegno professionale che ha portato avanti con rigore, determinazione e un coraggio che nel tempo le è valso la stima di colleghi e cittadini. Successivamente procuratore aggiunto a Cosenza, ha dedicato parte rilevante della sua attività alla tutela della pubblica amministrazione. La sua opera premiata, pur nella forma narrativa, affonda le radici in questo patrimonio umano e professionale: racconta la storia di una donna che decide di rompere l’omertà, rifiutare la cultura della violenza e liberarsi dal giogo criminale. Rosa – protagonista simbolica e concreta – diventa così immagine di un riscatto possibile.

Un premio che parla di coraggio

Il Premio Nadia Toffa si distingue da sempre per la capacità di far emergere storie capaci di bucare l’indifferenza e di interrogare la coscienza collettiva. In questo senso Il coraggio di Rosa incarna perfettamente la missione del riconoscimento dedicato alla giornalista scomparsa: dare luce a chi ha scelto di sfidare la paura e svelare verità che molti preferirebbero ignorare. La scelta della giuria di premiare Manzini sottolinea quanto sia necessario, oggi più che mai, raccontare il volto umano della lotta alle mafie: non solo attraverso i tribunali, ma attraverso testimonianze che restituiscono dignità a chi ha deciso di liberarsi da un destino già scritto.

Le altre opere finaliste

Accanto al lavoro di Manzini, numerosi gli autori che hanno portato sul palco storie di dolore, rinascita e indagini profonde: da Alessandra Angelucci a Cristina Battista, da Giacinto Bevilacqua a Donata Carelli, fino a Giammarco Menga, Nunzia Volpe, Yuleisy Cruz Lezcano, Gian Ettore Gassani e molti altri. Un mosaico di voci che conferma la ricchezza del premio e il suo sguardo attento sulle fragilità del nostro tempo. Con la sua opera, Marisa Manzini non solo entra nel palmarès del Premio Nadia Toffa, ma restituisce al pubblico una storia che diventa monito e speranza per tutti.

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