La delocalizzazione non è semplice. “Prima servono progetti e programmi chiari”. È questa la posizione espressa in sintesi dall’avvocato Marco Russo Spena, componente del Cda di Meridionale Petroli, durante la trasmissione Dentro la Notizia, condotta da Pier Paolo Cambareri, su LaCnews24.
Parole che, però, lasciano trasparire una posizione poco tranquillizzante da parte dell’azienda, che fino ad oggi non ha mostrato alcuna reale volontà di affrontare con serietà il tema del trasferimento del deposito costiero di Vibo Marina. Russo Spena, rispondendo ai quesiti del conduttore ha evidenziato che l’azienda non esclude la delocalizzazione, ma chiede di conoscere progetti, tempi e programmi prima di assumere qualsiasi impegno concreto. “La priorità di Meridionale Petroli – ha detto – è garantire continuità e sicurezza, salvaguardando le occupazioni dirette e indirette e assicurando che il nuovo impianto sia operativo prima dello spegnimento di quello esistente…”.
Parole che, però, lasciano trasparire una posizione poco tranquillizzante da parte dell’azienda, che fino ad oggi non ha mostrato alcuna reale volontà di affrontare con serietà il tema del trasferimento del deposito costiero di Vibo Marina. Russo Spena, rispondendo ai quesiti del conduttore ha evidenziato che l’azienda non esclude la delocalizzazione, ma chiede di conoscere progetti, tempi e programmi prima di assumere qualsiasi impegno concreto. “La priorità di Meridionale Petroli – ha detto – è garantire continuità e sicurezza, salvaguardando le occupazioni dirette e indirette e assicurando che il nuovo impianto sia operativo prima dello spegnimento di quello esistente…”.
L’azienda conosce i tempi
Ma c’è un dato ineludibile: Meridionale Petroli sapeva da anni che la concessione scade il 31 dicembre 2025. Eppure, non ha mosso un dito per immaginare soluzioni alternative, procedendo a chiedere il rinnovo della concessione per altri vent’anni e solo successivamente sollecitare chiarezza sui progetti. Ma se c’è qualcuno che dovrebbe già conoscere bene “di cosa parliamo”, è proprio la stessa azienda, che ha beneficiato per decenni di un deposito per lo stoccaggio di carburanti. Non solo: dopo aver smantellato gli impianti di Balsati e Bitumi, non ha ancora bonificato la vastissima area a ridosso del mare, lasciando una ferita ambientale irrisolta. E questo dovrebbe rappresentare non certo un buon biglietto da visita per quanto concerne gli impegni futuri.
Consiglio comunale compatto
Sul fronte istituzionale, il Consiglio comunale di Vibo Valentia ha votato all’unanimità la delocalizzazione, conferendo pieno mandato al sindaco Enzo Romeo per seguire l’iter. Un voto importante, che fotografa la volontà della città. Ma a fronte di questa compattezza politica, emergono già i primi distinguo aziendali, che rischiano di trasformarsi in trappole per l’amministrazione comunale. Se il sindaco non saprà imporre con fermezza che i costi del trasferimento e della bonifica ricadano sull’azienda, rischia di restare intrappolato nei giochi di chi, per decenni, ha saputo muoversi abilmente, traendo profitti miliardari lasciando al territorio solo devastazione ambientale, inquinamento e tarpando le ali a qualsiasi possibilità di sviluppo alternativo a cominciare dal turismo.
Occupazione e indotto: i numeri reali
Un altro nodo riguarda il tema occupazionale, spesso agitato come spauracchio. In realtà, il deposito di Vibo Marina dà lavoro a soli sette dipendenti diretti. L’indotto è rappresentato da alcune società di autotrasporto, che tuttavia possono approvvigionarsi anche presso altri depositi di carburante. Difficile, dunque, sostenere che la presenza dell’impianto sia una condizione indispensabile per l’economia locale.
Dibattito bloccato dalla campagna elettorale
Tutto ciò accade mentre il dibattito pubblico è bloccato dalla campagna elettorale per le Regionali. Nessuno dei candidati alla presidenza della Regione Calabria ha affrontato il tema Meridionale Petroli, nonostante si tratti di una questione di importanza fondamentale non solo per Vibo Marina, ma per l’intera Costa degli Dei. Un silenzio grave, che rivela l’incapacità – o forse la mancanza di volontà – della politica di confrontarsi con un nodo che tocca interessi forti e radicati.
La vera posta in gioco
Quello che è in ballo non è solo il destino di un deposito costiero, ma il futuro stesso di Vibo Marina e della sua vocazione turistica. Da una parte, un’intera comunità che chiede con forza la delocalizzazione; dall’altra, un’azienda che continua a prendere tempo e a rinviare arrivando a chiedere la concessione per altri vent’anni. Il tutto mentre la politica regionale resta immobile. Il rischio è che, ancora una volta, a prevalere siano le ambiguità e i rinvii. Ma questa volta, i cittadini sembrano determinati a non accettare più compromessi al ribasso.