La villa di Moncalieri (Torino) del calciatore Arturo Vidal, ex della Juventus, non fu acquistata da una società immobiliare grazie all’intervento della ‘ndrangheta. E’ quanto si ricava dalle motivazioni della sentenza con cui la Cassazione, nei mesi scorsi, ha annullato senza rinvio per questi capi d’accusa la condanna di Mario Burlò, l’imprenditore che si occupò dell’affare.
La vicenda, che risale al 2018-19, è stata trattata nell’ambito del maxi-processo Carminius sulla presenza della criminalità organizzata nella zona di Carmagnola (Torino). La villa, messa in vendita inizialmente per 500 mila euro, fu acquistata da Burlò per 325 mila euro con “annessa liquidazione di provvigioni in favore dei molti mediatori a vario titolo intervenuti”.
Tra questi, secondo gli inquirenti, almeno un paio erano direttamente legati alla ‘ndrangheta. La Cassazione, però, ha affermato che nella sentenza della Corte di appello di Torino “manca del tutto ogni riferimento a interventi di sapore intimidatorio, o quanto meno di ammorbidimento, nei confronti del venditore Vidal o del suo rappresentante (un mediatore immobiliare – ndr)”. Inoltre, al di là del coinvolgimento dei due presunti ‘ndranghetisti, manca un requisito fondamentale: per essere considerato “colluso”, l’imprenditore deve mettere la propria azienda a disposizione delle cosche, oppure instaurare con i boss un rapporto di “reciproci vantaggi”. Nel caso della villa del bianconero è emersa invece la “sostanziale occasionalità dell’affare”, che fu segnalato a Burlò per vie traverse da altre persone. La confisca dell’immobile è stata revocata. (ansa)