‘Ndrangheta stragista, no alla riapertura del dibattimento. Acquisiti nuovi atti

Al centro del dibattimento, gli agguati ai carabinieri nel Reggino nei primi anni ’90, che secondo la Procura rientrerebbero in una strategia condivisa tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra per colpire lo Stato

La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria ha deciso: non sarà riaperta l’istruttoria dibattimentale nel processo d’appello sulla cosiddetta ‘Ndrangheta stragista, ma verranno acquisiti agli atti documenti ritenuti rilevanti, tra cui sentenze e verbali di interrogatori resi da diversi collaboratori di giustizia. A presiedere il collegio è la giudice Angela Bandiera, con Katia Asciutto come giudice a latere. Prima di deliberare in camera di consiglio, la Corte ha ascoltato le richieste del Procuratore Generale Giuseppe Lombardo e le osservazioni dei legali degli imputati — gli avvocati Guido Contestabile e Giuseppe Aloisio — oltre a quelle dei difensori di parte civile.

Agguati ai carabinieri

Agguati ai carabinieri

Al centro del processo, ormai noto a livello nazionale, ci sono due nomi pesanti: Giuseppe Graviano, figura apicale del mandamento mafioso di Brancaccio, e Rocco Santo Filippone, ritenuto esponente di vertice della ‘ndrangheta reggina e vicino alla potente cosca Piromalli. Entrambi sono accusati di aver preso parte alla pianificazione e all’esecuzione degli agguati ai carabinieri avvenuti nel Reggino tra il 1991 e il 1992. Episodi che, secondo l’impianto accusatorio, rientrerebbero in un disegno comune tra Cosa nostra e ‘ndrangheta volto a colpire lo Stato attraverso la violenza e l’intimidazione, in piena continuità con la strategia stragista che insanguinò l’Italia nei primi anni ’90.

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