Lo ha ribadito in una recente intervista al settimanale Panorama Marisa Manzini: “Occorre avviare un cambiamento se vogliamo combattere e rifiutare l’etichetta di mafiosità”. Per iniziare questo percorso la strada non può che essere quella della scuola, di ogni ordine e grado. La lotta alla criminalità organizzata non può passare solo attraverso la repressione ma è soprattutto con la formazione delle coscienze che si può arginare e sconfiggere.
E’ proprio per questo motivo da giorni Marisa Manzini è impegnata in incontri con studenti e associazioni in alcune città del Nord tra il Veneto e il Piemonte, le regioni dove da anni ormai le cosche calabresi hanno cominciato a mettere radici e tessere i loro affari. La criminalità <in particolare la ’ndrangheta – ha spiegato il magistrato, per anni in prima linea alla Dda di Catanzaro e oggi procuratore aggiunto alla Procura generale di Catanzaro -è una realtà anche nelle regioni del Nord. Bisogna essere pronti perché può diventare un grande pericolo anche in questi territori>.
E’ proprio per questo motivo da giorni Marisa Manzini è impegnata in incontri con studenti e associazioni in alcune città del Nord tra il Veneto e il Piemonte, le regioni dove da anni ormai le cosche calabresi hanno cominciato a mettere radici e tessere i loro affari. La criminalità <in particolare la ’ndrangheta – ha spiegato il magistrato, per anni in prima linea alla Dda di Catanzaro e oggi procuratore aggiunto alla Procura generale di Catanzaro -è una realtà anche nelle regioni del Nord. Bisogna essere pronti perché può diventare un grande pericolo anche in questi territori>.
Marisa Manzini ha poi concluso gli incontri di questi giorni nei licei di Saluzzo in provincia di Cuneo dove il suo ultimo libro, Donne custodi – donne combattenti è stato adotta per la formazione dei ragazzi. <La ’ndrangheta lavora per creare falsi miti, – ha spiegato Marisa Manzini ai giovani – false aspettative: c’è bisogno di verità, c’è bisogno di una nuova coscienza, c’è bisogno soprattutto delle donne>.
Negli incontri di questi giorni il magistrato si è soffermata anche su altre esperienze da lei vissute in Calabria e dalle quali è nato il libro “Fai silenzio ca parrasti assai” .
Un volume nel quale Marisa Manzini parla di alcune sue esperienze di vita professionale, delle persone che ha incontrato facendo il magistrato. <L’episodio del boss, che è uomo di niente – ha più volte spiegato il magistrato – mi ha dato l’imput per questo amarcord. In Calabria non c’è solo gente che sta zitta, che si piega al volere dell’antistato. Ci sono persone che hanno avuto la forza di denunciare, di ribellarsi allo strapotere malavitoso>.