Fusione di Comuni, il sindaco di Briatico reagisce: proposta inopportuna e autoritaria

Lidio Vallone prende le distanze da una scelta che viene calata dall'alto e che potrebbe non portare vantaggi al territorio

Briatico non entrerà a far parte del Nuovo Comune di Vibo Valentia. A comunicarlo è il sindaco Lidio Vallone con una lettera inviata ai quattro consiglieri regionali del Vibonese (Raffaele Mammoliti, Antonio Lo Schiavo, Francesco De Nisi, Michele Comito) e all’associazione “Progetto Valentia”. I toni usati appaiono ricchi di determinazione e le motivazioni dell’energica presa di posizione vengono esplicitati senza incertezze.

Briatico e la sua identità

Briatico e la sua identità

Vallone lamenta, in primis, il mancato coinvolgimento nel lavoro preliminare propedeutico alla stesura dell’apposita legge regionale sostenendo di essere stato messo a conoscenza di quanto stava avvenendo solo e soltanto lo scorso 28 dicembre. Uno “sgarbo” che il primo cittadino briaticese dimostra di non gradire anche perché non gli è chiaro il criterio seguito dai promotori dell’iniziativa nella scelta dei comuni chiamati a far parte della nuova entità territoriale. Non gli è chiaro, in particolare, il perché tra i comuni costieri solo Briatico sia stato chiamato a far parte dell’elenco di comuni dell’area interna tutti più o meno vicini a Vibo. Peraltro “Briatico – spiega Lidio Vallone – gode, ad oggi, di propria identità e centralità turistico-costiera e, essendo il secondo paese della provincia di Vibo per estensione delle sue spiagge, viene considerato entità locale che nel corso degli anni ha saputo conquistare una propria collocazione di fondamentale importanza lungo la Costa degli dei, principale meta turistica della Calabria”.

Proposta inopportuna

Stando così le cose, “siamo senza alcun dubbio – prosegue il sindaco di Briatico – di fronte a una proposta che, seppur formalmente legittima, è politicamente inopportuna e autoritaria in quanto non partecipata”. Non basta. “Volendo analizzare il merito – rimarca Vallone – si rileva la mancanza, nonché gli esiti, di uno studio di fattibilità da cui evincere i vantaggi che deriverebbero ai cittadini in termine di valorizzazione dei servizi, viabilità, riassetto idrogeologico del territorio, sgravio degli oneri fiscali, valorizzazione dei patrimoni storici e culturali, miglioramento delle condizioni di lavoro e di sostegno alle famiglie. E ancora – aggiunge – manca una strategia finanziaria sullo sviluppo della municipalità e sulla destinazione dei fondi in arrivo. Il tutto in un contesto già molto delicato poiché alcuni comuni sono interessati da dissesto e commissariamento. Non sono neppure noti indicatori determinanti quali il calo demografico, la potenzialità, le passività di bilancio”.

Un progetto dal basso

E c’è un aspetto che per Lidio Vallone non è secondario: “L’istituzione di un nuovo Comune dovrebbe pervenire da azioni riformiste democratiche e, quindi, provenire dal basso dei territori e non dall’alto delle maggioranze politiche, anche perché, se così fosse, qualsiasi maggioranza potrebbe avviare fusioni non programmate per ragioni di puro controllo politico”. E, in sintesi, non è neppure certo che le fusioni tra enti locali debbano obbligatoriamente produrre risultati positivi. Fatte le necessarie considerazioni “si comunica formalmente e ufficialmente – conclude Lidio Vallone – atto di dissenso al progetto di fusione tra comuni avente ad oggetto l’istituzione del Nuovo Comune di Vibo Valentia, Ionadi, San Gregorio, Cessaniti, Maierato, Stefanaconi, Sant’Onofrio, Francica, Filandari e San Costantino Calabro, esprimendo la piena volontà di proteggere l’identità del Comune di Briatico”. Nel caso si rendesse necessario, Vallone esprime la volontà di essere audito dalla Commissione regionale Affari istituzionali al fine di poter esprimere al meglio le ragioni che hanno portato al totale dissenso dalla proposta di legge”. Dissenso che, naturalmente, non ostacola il cammino della proposta stessa, ma fa ben capire la volontà di Briatico di rimanere fuori dalla partita per mantenere inalterata la propria identità storica, culturale ed economica.

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