Un sospiro di sollievo. È quello che, stamane, molti si concedono mentre a Palazzo Luigi Razza – sede del Municipio di Vibo Valentia – il sindaco Enzo Romeo e l’assessore alla Cultura Stefano Soriano presentano finalmente l’avvio della stagione teatrale. Una scena che sa di normalità, di un percorso che riparte. Ma non possiamo, in alcun modo, chiamarla inaugurazione. Quella c’è già stata, e nessuno potrà mai dimenticarla: 14 febbraio 2024, il “nuovo teatro” di Vibo debutta con un doppio spettacolo di Ale e Franz. Una festa annunciata, una vetrina nazionale. Poi, il silenzio. Le luci che si spengono. La serrata immediata: inagibilità. Un controsenso imbarazzante.
Una pagina buia
Una pagina buia
Fu tutto una farsa. Un rischio. Una forzatura politica a ridosso della campagna elettorale, con la sindaca uscente impegnata a costruirsi narrazioni positive. E a pagare, come sempre, è stata la città. Una pagina buia su cui non è mai stata fatta piena luce: né dalla politica, né dagli amministratori, né tantomeno dagli organi inquirenti. Una vicenda sedimentata nel fondo delle nebbie, come troppe altre storie vibonesi finite nel dimenticatoio, sepolte prima ancora di essere chiarite.
Attese, rinvii, rattoppi
Dopo le polemiche, dopo mesi di interrogativi e silenzi, oggi sembra che tutto sia stato “messo a posto”. La Commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli ha finalmente detto sì. L’ultimo sopralluogo, quello decisivo, ha dato il via libera all’apertura della struttura completata e messa a norma. Ora si riparte. E lo si fa con una nuova gestione: Ama Calabria guiderà il teatro per i prossimi sei mesi, avendo vinto il bando 2025/26. E stavolta, almeno nella scelta inaugurale, non ci saranno comici né cabarettisti. Sul palcoscenico salirà l’Orchestra del Conservatorio “Fausto Torrefranca”, uno dei pochi veri fiori all’occhiello culturali della città.
L’annuncio, stamane, in Municipio
Alle 10.30, in Municipio, il sindaco Romeo e l’assessore Soriano illustreranno ulteriori dettagli sulla programmazione. Una ripartenza attesa, sperata, necessaria. Ma dietro l’applauso, dietro il sipario che si rialza, resta una domanda che nessuno ha ancora avuto il coraggio di affrontare: chi risponderà di ciò che successe il 14 febbraio 2024?


