Dopo oltre vent’anni resta senza colpevoli l’omicidio di Pietro Bucchino, ucciso con cinque colpi di pistola nel 2003, a soli 32 anni. La Corte d’Assise d’appello di Catanzaro ha assolto ieri Peppino Daponte, già condannato a 30 anni in primo e secondo grado, in seguito all’annullamento con rinvio deciso dalla Corte di Cassazione.
Daponte, arrestato nel 2019, era stato accusato del delitto dai collaboratori di giustizia Gennaro Pulice e Matteo Vescio. Le loro dichiarazioni, però, sono state ritenute poco attendibili dalla Cassazione, che aveva evidenziato carenze nei riscontri oggettivi. Ne è scaturito un nuovo processo, durante il quale sono stati riascoltati i collaboratori e sottoposto a confronto anche il testimone Cosimino Berlingeri.
Daponte, arrestato nel 2019, era stato accusato del delitto dai collaboratori di giustizia Gennaro Pulice e Matteo Vescio. Le loro dichiarazioni, però, sono state ritenute poco attendibili dalla Cassazione, che aveva evidenziato carenze nei riscontri oggettivi. Ne è scaturito un nuovo processo, durante il quale sono stati riascoltati i collaboratori e sottoposto a confronto anche il testimone Cosimino Berlingeri.
Difeso dagli avvocati Salvatore Staiano, Renzo Andricciola e Vincenzo Cicino, Daponte è tornato in libertà nei giorni scorsi per decorrenza dei termini di custodia cautelare, in attesa del verdetto che ora lo scagiona con formula piena.
La procura generale aveva chiesto la conferma della condanna a 30 anni, ma la Corte ha ritenuto insufficienti gli elementi a carico dell’imputato.
Il delitto di Pietro Bucchino, freddato a distanza ravvicinata lungo una strada sterrata in località Savutano, resta dunque irrisolto. A distanza di oltre due decenni, nessun colpevole è stato identificato con certezza.