Un duro attacco alla gestione delle candidature del Partito Democratico in vista delle prossime elezioni regionali scuote il panorama politico di Lamezia Terme. A sollevare il caso è Francesco Grandinetti, iscritto al partito, che con una nota stampa non le manda a dire.
Violazioni e mancanza di confronto
Violazioni e mancanza di confronto
Grandinetti denuncia apertamente un profondo malessere per il modo in cui sono state scelte le candidature, sostenendo che le decisioni sono state prese lontano dalla base del partito. “Le candidature, a Lamezia come altrove, andavano discusse con tutti gli iscritti al circolo”, scrive, richiamando lo statuto che prevede l’obbligo di convocare gli iscritti e il loro diritto a esprimersi.
Il punto più critico riguarda la candidatura di Amalia Bruni, che secondo Grandinetti si sarebbe ricandidata autonomamente, diffondendo persino materiale elettorale con il simbolo del PD ancora prima di una decisione ufficiale e senza essersi mai presentata a un’assemblea regolarmente convocata. Grandinetti sottolinea l’ironia della situazione, ricordando che il circolo fu commissariato in passato per aver avanzato una candidatura a sindaco, mentre oggi si tollerano palesi violazioni delle regole.
Interessi personali e ricambio generazionale
L’autore della nota si chiede se il partito intenda sostenere una candidatura espressione solo di una parte di iscritti o frutto di “logiche spartitorie”, anziché restituire la parola alla base. Per Grandinetti, la mancanza di coinvolgimento non farà altro che aumentare l’astensionismo, un problema che gli attuali dirigenti, secondo lui, avevano criticato quando erano all’opposizione.
Un altro tema caldo è la totale assenza di ricambio generazionale, promessa in passato ma mai realizzata. “È accaduto con la segreteria comunale e si ripete oggi con l’indicazione del candidato lametino alle regionali”, lamenta Grandinetti, che si rivolge direttamente al segretario Vittorio Paola e alla candidata Amalia Bruni, chiedendo conto di questa scelta e dell’assenza di confronto con i giovani.
Il futuro del partito
Grandinetti conclude il suo sfogo affermando che, così com’è, il PD ha bisogno di essere rifondato dalle radici. Pur consapevole che le sue parole potrebbero portare a una richiesta di espulsione, si dice incapace di tacere di fronte a quelle che definisce “ingiustizie e ipocrisie”.
“Questo PD ha smarrito gli ideali che mi spinsero, da antifascista convinto e da difensore dei diritti civili di tutte le persone, a iscrivermi con entusiasmo”, scrive, denunciando come nei vertici regionali vengano premiati coloro che non hanno agito con coerenza.
L’articolo si chiude con un appello a un “centro-sinistra che sia davvero tale, capace di dare speranza a chi soffre e non vive di interrogazioni consiliari, ma aspetta che qualche politico ‘vero’ si leghi ai cancelli degli ospedali”. Parole che fanno eco a un malcontento diffuso e che potrebbero segnare l’inizio di una discussione interna ben più ampia.