Pediatra assente nell’entroterra vibonese, mamme esasperate: pronte a proteste più forti

A quasi un mese dal sit-in pacifico, le famiglie restano senza risposta. Nessuna delle promesse fatte dai vertici dell’Asp è stata mantenuta

A quasi venti giorni dalla protesta pacifica organizzata dalle mamme dei comuni interni del Vibonese – Acquaro, Dasà, Arena, Dinami e Fabrizia – nulla è cambiato. Il pediatra di zona, assente da mesi per gravi motivi di salute, non è stato ancora sostituito, e le rassicurazioni ricevute dalle istituzioni sanitarie si sono rivelate, finora, parole vuote.

Durante il sit-in, i genitori erano stati ricevuti dal direttore sanitario aziendale, Ilario Lazzaro, e dal rappresentante della direzione generale dell’Asp, Sergio Raimondo, i quali avevano promesso un incontro già nel pomeriggio con due colleghe operanti in altri ambiti territoriali, da destinare almeno a turno presso lo studio medico di Acquaro. Ma a oggi, nessun segnale concreto è arrivato. Nel frattempo, le famiglie continuano a fare i conti con la realtà: per una semplice visita pediatrica devono percorrere chilometri o, peggio ancora, ricorrere al pronto soccorso. Il sindaco di Dasà, Raffaele Scaturchio, aveva anche scritto una dura lettera all’Asp per chiedere chiarimenti, rimasta però senza alcuna risposta.

Durante il sit-in, i genitori erano stati ricevuti dal direttore sanitario aziendale, Ilario Lazzaro, e dal rappresentante della direzione generale dell’Asp, Sergio Raimondo, i quali avevano promesso un incontro già nel pomeriggio con due colleghe operanti in altri ambiti territoriali, da destinare almeno a turno presso lo studio medico di Acquaro. Ma a oggi, nessun segnale concreto è arrivato. Nel frattempo, le famiglie continuano a fare i conti con la realtà: per una semplice visita pediatrica devono percorrere chilometri o, peggio ancora, ricorrere al pronto soccorso. Il sindaco di Dasà, Raffaele Scaturchio, aveva anche scritto una dura lettera all’Asp per chiedere chiarimenti, rimasta però senza alcuna risposta.

Proteste più forti

L’esasperazione cresce, e con essa l’intenzione – dichiarata apertamente – di passare a forme di protesta più incisive. Le mamme denunciano l’assenza di un servizio fondamentale per i loro figli, rivendicando un diritto costituzionale: quello alla salute, che in alcune aree del Paese sembra valere meno che altrove. A complicare il quadro si aggiunge anche il problema delle guardie mediche, la cosiddetta continuità assistenziale, che risente anch’essa della cronica carenza di personale. La soluzione ventilata? Ridurre le postazioni. Una scelta che molti considerano assurda, come curare un callo amputando il piede.

Ma le mamme dell’entroterra vibonese non intendono arrendersi: senza risposte e interventi concreti, annunciano nuove e più forti manifestazioni per garantire ai propri figli un’assistenza sanitaria degna di questo nome.

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