Peppe Valarioti un seme di giustizia e libertà

Peppino Lavorato: "Una battaglia da portare avanti sino alla liberazione della nostra terra". In campo sindaci, associazioni, politici e cittadini

Non si spegne l’eco della fiaccolata in memoria di Peppe Valarioti. Le centinaia di persone, che, partendo dall’area antistante il ristorante “Gaetanaccio”, hanno marciato in silenzio verso il luogo di quello che viene ritenuto il primo assassinio politico della ‘ndrangheta nella Piana di Rosarno, si portano ancora dentro il segno della grande tensione emotiva vissuta nel ricordo di un giovane che credeva negli ideali più alti della lotta politica e che si era già, con grande determinazione, schierato a fianco dei contadini e delle classi meno abbienti. Hanno percorso circa due chilometri sotto il chiarore della luna e delle fiaccole messe a disposizione dai parroci della Piana con in testa don Pino De Masi. Tra loro sindaci, politici, rappresentanti di associazioni, invalidi in carrozzella, tantissimi giovani. Tutti stretti attorno ai familiari di Peppe Valarioti. Al loro fianco, come ha sempre fatto da quella tragica sera dell’11 giugno di 44 anni fa, anche l’allora fidanzata Carmela Ferro.

Il dolore dei familiari

Il dolore dei familiari

Poi, il momento più alto e più significativo della manifestazione. Quando il corteo arriva davanti al cancello dell’ex ristorante “La Pergola”, teatro dell’efferato omicidio, tra tutti i partecipanti cala il silenzio e la tristezza diventa visibile commozione quando il dolore dei familiari di Peppe Valarioti aggrappati alle sbarre del cancello si traduce in pianto dirotto. Una commozione che continua quando Carmela Ferro e la nipote di Valarioti, Maria Concetta, leggono una bella poesia scritta da Antonio Lacquaniti per l’amico assassinato da mani rimaste impunite.

La strada del riscatto

Tanti applausi per loro, ma tanti e ripetuti applausi anche per Peppino Lavorato, tre volte sindaco di Rosarno, consigliere regionale e deputato nazionale, che la sera dell’11 giugno del 1980 fu tra i primi a chinarsi sul corpo di Peppe Valarioti caduto sotto il piombo della lupara. L’ormai ultraottantenne leone è il primo a prendere il microfono in mano per ricordare la figura del suo compagno di tante battaglie, che non si era piegato all’arroganza della criminalità organizzata. Il suo intervento, tanto breve quanto carico di passione e ideali, scuote le persone che gli stanno attorno. Le sue lucide parole sono già diventate una sorta di testamento che indica a tutti la strada da seguire per il riscatto della nostra terra e per far sì che il sangue di Peppe Valarioti non sia stato versato invano.

La lezione di Peppino Lavorato

“Credevano di averci uccisi e seppelliti – esordisce – ma non sapevano che saremmo diventati semi. Sì, Peppe Valarioti da quella notte è diventato un seme che germoglia nel cuore dei giovani, delle donne, di tutte le persone che amano la giustizia, la libertà, l’eguaglianza tra tutti gli uomini del mondo, tra tutte le persone buone. Oggi, Peppe Valarioti è quel seme. Questa è una manifestazione che lo dimostra ampiamente. Molta gente vive gli ideali di Peppe Valarioti e noi dobbiamo credere nella sua battaglia contro la mafia, contro le ‘ndranghete che sono la mano armata degli interessi più oscuri e più loschi. Questa battaglia la dobbiamo portare avanti sino alla liberazione della nostra terra, finché non sarà fatta giustizia per Peppe Valarioti e non saranno fatti divampare e levare altissimi i suoi ideali”.

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