Ponte sullo Stretto, Cgil: Meloni e Salvini attaccano la Corte dei Conti per nascondere la loro propaganda

Gino Giove, segretario confederale, lancia un appello all’esecutivo chiedendo di fermare le scelte attuali, definite "inaccettabili", e invita il governo a rivedere la propria posizione

“La decisione della Corte dei Conti di bocciare la delibera CIPESS sul Ponte sullo Stretto è la prova definitiva di ciò che denunciamo da mesi: dietro la propaganda del ‘fare’, il Governo Meloni e il ministro Salvini nascondono un clamoroso fallimento di legalità, trasparenza e competenza. Inaccettabile la risposta dell’Esecutivo: non sono le toghe a bloccare il Paese, ma l’inadeguatezza di chi governa, e ignorare i rilievi della Corte per pura ostinazione politica significherebbe trasformare un errore amministrativo in un danno certo per lo Stato”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Gino Giove.

Buono solo per i comizi

Buono solo per i comizi

“La Corte – sostiene il dirigente sindacale – ha smontato pezzo per pezzo la narrazione trionfale del Governo: una procedura IROPI priva di firme e di responsabilità; un progetto vecchio di quindici anni riesumato senza una nuova gara, in violazione delle norme europee; documenti errati e schede di costo incomplete; un progetto esecutivo inesistente e una spesa che rischia di superare i 20 miliardi, altro che 13, tutti a carico dei cittadini. In più – aggiunge – l’opera viola la Direttiva Habitat e prevede di costruire un pilone su una faglia sismica dove perfino gli enti italiani dicono che non si può costruire. E tutto questo non per risolvere i problemi reali del Sud, ma per alimentare un mito politico buono solo per i comizi”.

Critica in persecuzione

Per Giove “il Governo, invece di rispondere nel merito, reagisce come sempre, attaccando chi osa controllare e scaricando le proprie colpe sulla magistratura contabile, il vecchio trucco del potere che quando non ha argomenti trasforma la critica in persecuzione. Ed è inquietante che la Premier proponga una riforma punitiva contro la magistratura contabile, come se la legalità fosse un ostacolo e non un dovere. Così – denuncia il segretario confederale della Cgil – si scivola verso una concezione autoritaria del potere, dove chi governa vuole decidere tutto, senza che nessuno possa chiedere conto degli errori”.

Alla luce di quanto riportato in queste ultime ore da organi di stampa, secondo cui il Governo starebbe valutando di procedere ‘con riserva’ per far partire comunque i lavori, per la Confederazione “saremmo di fronte a un fatto gravissimo, che attiverebbe il contratto con la società concessionaria senza le necessarie garanzie giuridiche e contabili, esponendo il Paese a rischi enormi di esborsi economici e contenziosi miliardari”.

Una follia

“Il Governo – ribadisce – deve fermare questa follia e fare un passo indietro. Attendiamo le motivazioni scritte e valuteremo i prossimi passi utili per tutelare l’interesse collettivo contro ogni spreco di risorse pubbliche, già avvenuto e futuro. Risorse che – sottolinea Giove – vanno impiegate per modernizzare davvero la Sicilia e la Calabria, per l’acqua nelle case 24 ore su 24, per infrastrutture funzionanti, lavoro stabile e di qualità, e per politiche industriali vere per fermare la desertificazione produttiva che costringe i giovani ad abbandonare le loro terre”. “Con il ritiro del progetto si recuperano immediatamente 4 mld della legge di bilancio in discussione, da destinare alle infrastrutture veramente strategiche per il Paese, su parte delle quali è invece già calata la scure dei tagli. Solo così – conclude – si creano decine di migliaia di posti di lavoro veri, non quelli che Salvini si continua a inventare”.

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