Quando il degrado spinge i cittadini all’azione: il caso del Castello

L’iniziativa di un’associazione per ripulire il Castello solleva un dibattito tra presunta illegalità e reale abbandono del patrimonio pubblico

In questi giorni, la città è scossa da una controversia che ha dell’incredibile. Un’associazione di cittadini,  Un Nuovo Mondo di Andrea Cavalieri, ha deciso di agire in prima persona per affrontare il degrado del patrimonio cittadino, entrando nel Castello per diserbare un’area da tempo abbandonata. Il gesto, seppur simbolico, mirava a richiamare l’attenzione sull’incuria del sito e a restituire un minimo di decoro a uno dei beni più importanti della comunità.

Tuttavia, il dibattito pubblico si è concentrato sull’irregolarità dell’atto, ovvero l’ingresso non autorizzato in un’area di pertinenza comunale, anziché sul problema di fondo: il profondo stato di abbandono che ha spinto i cittadini a un gesto così estremo.

Tuttavia, il dibattito pubblico si è concentrato sull’irregolarità dell’atto, ovvero l’ingresso non autorizzato in un’area di pertinenza comunale, anziché sul problema di fondo: il profondo stato di abbandono che ha spinto i cittadini a un gesto così estremo.

Chi ha visitato il luogo conferma che, al momento dell’intervento, il cancello d’ingresso era aperto e non vi era alcun cartello di divieto. L’erba alta e secca rappresentava un potenziale rischio d’incendio, un’ulteriore motivazione all’azione spontanea dei volontari. “Non guardiamo il dito, ma la luna,” ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio comunale, Francesco Grandinetti, criticando la scelta di focalizzarsi su un singolo episodio piuttosto che sulla questione più ampia.

Cittadini esasperati e patrimonio dimenticato

L’episodio del Castello è solo l’ultimo di una lunga serie di segnali di malessere. Grandinetti ha elencato numerosi esempi di degrado, tra cui il parco Argada, il parco Mastroianni, Piazza d’Armi, Piazza Italia, il Bastione di Malta e il Teatro Grandinetti, tutti beni che, a suo dire, versano da anni in uno stato di incuria. “È facile puntare il dito su chi ha compiuto un gesto fuori dalle righe, ma forse dovremmo chiederci perché si è arrivati a questo punto,” ha aggiunto, sottolineando la stanchezza di una cittadinanza che assiste impotente al deterioramento della propria città.

L’appello al Sindaco: “Il tuo silenzio non aiuta”

In questo contesto, il silenzio del Sindaco Murone è stato duramente criticato. Grandinetti chiede a gran voce un’apertura al dialogo, un tavolo di confronto che coinvolga anche coloro che, pur “sbagliando nelle modalità,” hanno avuto il coraggio di evidenziare un problema reale. La collaborazione, anziché la repressione, potrebbe trasformare le energie positive in una forza costruttiva per la città.

La prospettiva di un ricorso alla magistratura da parte del Comune per l’accaduto è vista come un’ulteriore provocazione, sollevando la domanda: e se fossero i cittadini a denunciare il degrado del patrimonio pubblico?

In fondo, la vera illegalità non è forse lasciare che i beni comuni cadano in rovina? “Guardiamo la luna,” ha concluso Grandinetti, “non fermiamoci al dito che la indica.”

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