Radici Mediterranee: ricomporre la provincia di Catanzaro per ridare forza alla Calabria centrale

L’associazione, guidata da Antonio Maida, invita a superare l’immobilismo politico e ad affrontare con coraggio il declino demografico che colpisce Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia

Le ultime uscite sulla ricomposizione della vecchia Provincia di Catanzaro hanno stimolato un dibattito, rispetto al quale non bisogna sottrarsi. E non lo fa nemmeno l’associazione Radici Mediterranee, rappresentata dal suo presidente Antonio Maida.

Riforma Delrio

Riforma Delrio

Secondo il sodalizio vibonese, “bisogna partire dalla riforma Delrio che ha, di fatto, indebolito le autonomie locali, creando problemi operativi e di pianificazione. In particolare con l’indebolimento delle province e la mancanza di chiari risparmi, ma anzi con un aumento dei costi per le regioni”. Altri effetti “critici” includono la “confusione tra funzioni intercomunali e sovracomunali e il rischio di un decentramento eccessivo a favore dei sindaci, trasformando i comuni periferici in ‘vassalli’ del comune capoluogo”. A tutto questo, “bisogna aggiungere il fatto che gran parte del Sud Italia è divenuto vittima di una desertificazione demografica irreversibile, portando ad una resa inevitabile che si consuma da almeno un quarto di secolo, tra promesse mancate e politiche incapaci di invertire la rotta”.

Crollo della popolazione

Secondo Maida, “il declino demografico nelle provincie di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia è sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi vent’anni, la popolazione è diminuita di circa 50.000 unità. Ciò ha portato ad un progressivo indebolimento dell’area centrale della Calabria che è emerso plasticamente alle ultime elezioni regionali; sia Vibo che Crotone hanno eletto un solo rappresentante, mentre Catanzaro ne ha eletto due. Ma se le grandi città mostrano segni di sofferenza, nei piccoli comuni la situazione è al limite dell’allarme rosso. I numeri sono spietati e il nodo cruciale è la soglia sotto la quale un comune rischia di perdere l’autonomia amministrativa, dovendo, necessariamente, procedere ad accorpamenti forzati, perdendo la propria identità. In uno scenario a 50 anni, l’estinzione funzionale diventa concreta, non solo per l’impossibilità di mantenere servizi essenziali, ma per la progressiva scomparsa della vita comunitaria stessa. Parlare oggi di irreversibilità è un comodo alibi per giustificare il disimpegno della politica”.

Politiche sbagliate

Secondo Maida, “questo fenomeno non è un destino, ma il frutto di 25 anni di politiche scollegate dalla realtà dei territori. La desertificazione non risparmia nemmeno centri più grandi: Catanzaro, con una media di 500-700 abitanti persi ogni anno, rischia di scendere sotto i 75.000 entro vent’anni. In questa cornice di abbandono e numeri impietosi, non servono convegni, ma misure strutturali, visione e il coraggio di investire davvero nelle aree interne o moltissimi territori finiranno per diventare solo una categoria statistica da raccontare nei report Istat. E la ricomposizione della vecchia provincia di Catanzaro sembra essere un passaggio ineludibile per garantire una pari dignità alla fascia centrale della regione”.

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