Le elezioni regionali in Calabria sono fissate: il 5 e 6 ottobre si voterà per scegliere chi guiderà la Regione. Ma la partita, a oggi, sembra già segnata. Il centrosinistra continua a mostrare il volto peggiore di sé: paralisi, divisioni, veti incrociati e candidature che rischiano di evaporare prima ancora di nascere. Un esercizio sterile di tatticismi romani, di immaturità, di spartizioni di potere, di calcoli personali che calpestano i cittadini. Mentre il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, può contare su una macchina di potere compatta e rodata, il centrosinistra si consuma in una guerra interna che lo rende, ancora una volta, spettatore e non protagonista. La Calabria non conta. Contano solo le manovre, le strategie, le poltrone. E di questo passo, la sfida contro Occhiuto il centrosinistra non la giocherà neanche.
Terra di vendette e resa dei conti
Terra di vendette e resa dei conti
Se su scala regionale lo scontro appare congelato, a Vibo Valentia la partita si preannuncia più calda, anzi incandescente. Qui il centrodestra, apparentemente vincente, porta ancora addosso le ferite mai rimarginate delle ultime amministrative, quando Forza Italia decise di sacrificare la propria sindaca uscente, Maria Limardo, prima annunciata come candidata ufficiale e poi costretta dal suo stesso partito a farsi da parte in favore di Roberto Cosentino. Risultato? Una disfatta che ha spalancato le porte di palazzo Luigi Razza a Enzo Romeo, al Pd e al centrosinistra. Una pagina amara che ancora brucia e che adesso rischia di trasformarsi in resa dei conti interna.
Il ritorno di Vito Pitaro
Sul campo torna un nome che sa come muoversi: Vito Pitaro (oggi Noi Moderati), ex consigliere regionale, capace di drenare voti come pochi altri. La sua presenza scuoterà soprattutto Forza Italia, già debole e logorata. Il partito azzurro, infatti, non ha mai realmente affrontato la frattura nata un anno fa e, senza un chiarimento, rischia ora di affondare.
Ma per Forza Italia c’è un’altra ombra pesante: quella della sanità. In particolare quella Vibonese, ridotta in macerie. I suoi uomini di punta – l’on. Giuseppe Mangialavori e il consigliere regionale Michele Comito, primario cardiologo in aspettativa dallo Jazzolino – avrebbero dovuto battere i pugni e difendere il territorio. Invece hanno taciuto. Risultato: l’ospedale è stato abbandonato a sé stesso, i cittadini lasciati senza risposte e a guadagnarci sono state soltanto le strutture private. Uno schiaffo alla comunità che alle urne potrebbe trasformarsi in un conto salatissimo da pagare. Occhiuto in questi anni ha delegato la “questione Vibo” a persone che sul piano politico non sono state capaci di costruire, anzi hanno solo utilizzato la politica e il partito. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Maria Limardo
Ed è proprio qui che la vicenda di Maria Limardo torna a pesare come un macigno. Oggi l’ex sindaca potrebbe prendersi la rivincita. Non è escluso che una parte della coalizione di centrodestra, fuori dall’orbita di Forza Italia, la inviti a scendere in campo alle Regionali. E lei, pur di restituire lo sgarbo ricevuto, potrebbe accettare la sfida. Sarebbe il colpo di scena capace di aprire una frattura definitiva nel centrodestra vibonese che potrebbe spingere all’angolo Forza Italia, ferita anche dalle inchieste della Procura di Catanzaro.
Una polveriera pronta a esplodere
Vibo, insomma, non sarà una semplice tappa delle Regionali, ma il cuore delle tensioni del centrodestra calabrese. Tra rancori mai sopiti, vecchie ferite e nuove ambizioni, le prossime elezioni rischiano di trasformarsi in una polveriera. E mentre il centrosinistra continua a non giocare neppure la partita, il centrodestra rischia di giocarla contro sé stesso. Con un unico dato certo: saranno i cittadini, ancora una volta, a pagare il prezzo delle vendette di palazzo.