Rischio concreto per i fondi dello Jazzolino: l’Osservatorio Civico e il Comitato San Bruno lanciano l’allarme

Dopo anni di tagli, carenze e ritardi, la mancata partenza dei lavori mette in pericolo una delle poche opportunità concrete per migliorare l’assistenza sanitaria sul territorio

Non bastano anni di tagli, disservizi e penalizzazioni strutturali. Ora, sul destino della sanità vibonese, si abbatte una nuova e preoccupante incognita: quella di perdere il finanziamento per i lavori di ristrutturazione dell’ospedale Jazzolino, promessi, attesi e continuamente rimandati. Il rischio è concreto e potrebbe segnare un ulteriore passo indietro per un territorio già duramente provato.

A lanciare l’allarme sono l’Osservatorio Civico Città Attiva e il Comitato San Bruno, che in una nota congiunta parlano senza mezzi termini di una “situazione ormai inaccettabile”, denunciando il silenzio delle istituzioni e chiedendo una presa di posizione chiara da parte della Commissione Straordinaria, del Comitato dei Sindaci e del presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

A lanciare l’allarme sono l’Osservatorio Civico Città Attiva e il Comitato San Bruno, che in una nota congiunta parlano senza mezzi termini di una “situazione ormai inaccettabile”, denunciando il silenzio delle istituzioni e chiedendo una presa di posizione chiara da parte della Commissione Straordinaria, del Comitato dei Sindaci e del presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Ingiuste penalizzazioni

“Non basta la sottrazione costante di risorse nei confronti dell’Asp di Vibo – dichiarano Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo per l’Osservatorio Civico e Rocco La Rizza per il Comitato San Bruno – non bastano le sceneggiate sul presunto surplus di personale sanitario, mentre i reparti sono in costante sofferenza. Le ingiuste penalizzazioni che questo territorio continua a subire sono sotto gli occhi di tutti: dai posti letto insufficienti alla carenza di servizi, fino all’incapacità cronica di calcolare con precisione i flussi, con conseguenti tagli ai riparti di risorse, per cui nessuno mai risponde”.

Il rischio di perdere il finanziamento, che inizialmente doveva arrivare dal PNRR con tempistiche certe e ora, dopo il trasferimento ai fondi FSC, si muove in un limbo privo di garanzie, è visto come l’ennesimo schiaffo a una provincia che aspetta da decenni il rilancio del suo principale presidio sanitario. “Parliamo dello Jazzolino – sottolineano gli attivisti – una struttura in pieno centro città, strategica per il riordino di uffici e servizi fondamentali come la farmacia territoriale. Non possiamo permetterci che il finanziamento vada perso. È ora che qualcuno si prenda le sue responsabilità”.

Commissione straordinaria nel mirino

Nel mirino anche la Commissione Straordinaria, accusata di immobilismo e di aver “avallato scelte che si stanno rivelando controproducenti per l’intera provincia”. Le due realtà civiche chiedono che il tema venga messo al centro della riunione dell’1 luglio del Comitato ristretto dei Sindaci, e sollecitano il presidente Occhiuto a “farsi garante in prima persona dell’esecuzione dei lavori”. “Il trasferimento dei fondi da PNRR a FSC – prosegue la nota – si sta rivelando una scelta sbagliata. Ora il presidente Occhiuto deve dare risposte concrete e rassicurazioni formali, perché non siamo disponibili a correre il rischio di perdere il finanziamento. E non intendiamo nemmeno attendere tempi biblici per l’avvio dei lavori, visto lo stato critico in cui versa l’ospedale”.

Ultima chiamata

Un grido d’allarme, quello dell’Osservatorio Civico e del Comitato San Bruno, che ha il sapore dell’ultima chiamata. La richiesta è chiara: iniziare subito i lavori, senza ulteriori ritardi, prima che anche questa occasione – storica e irripetibile – venga sprecata. “Un ulteriore ritardo – concludono – rappresenterebbe il fallimento totale della Commissione Straordinaria, che ha dimostrato di non essere in grado di trovare soluzioni e rispettare i tempi. I cittadini di Vibo Valentia meritano rispetto, e soprattutto meritano una sanità all’altezza dei loro diritti”.

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