Rocco Tripodi: occorre rispetto per il “lavoro dei pazzi”

Necessario mettere in atto tecniche, modalità esecutive e uso di materiali non dissimili rispetto al passato. Solo così si potrà garantire lo stato dei luoghi

Cortese direttore,

volevo parteciparle una personale sconfortante valutazione sul più recente e non ultimo intervento di recupero nel centro cittadino, attraverso ancora una volta, l’utilizzo di mezzi meccanici cingolati. Non a caso parlo di recupero, in quanto di recupero parla il bando d’appalto per quanto attiene ai lavori di piazza Luigi Razza, che includono anche via Caterina Gagliardi.

Sia chiaro che ancora una volta si omette irresponsabilmente di affiggere regolare tabella cantiere obbligatoria, che dia conto anche ai cittadini dei lavori appaltati. Ci rassicurano che l’intervento riguarderà solo una parte della via in questione, e che si rende necessario per riposizionare correttamente alcune delle pregevoli basole che evidenziano scollamento e sconnessioni tra loro e rispetto al fondo stradale.

Alle immediate, comprensibili proteste dei cittadini, in particolare residenti, l’assessore ai Lavori Pubblici ha ripetutamente inteso tranquillizzarli garantendo tempi brevi e che i lavori saranno eseguiti a regola d’arte, fotografando le basole, numerandole, estraendole con cautela e riposizionandole nella primitiva assolutamente originaria posizione. Operazione che rispetterà tecniche, modalità esecutive e uso di materiali non dissimili che in passato, per cui, garantiscono, lo stato dei luoghi sarà rigorosamente preservato.

Questo premesso, gentile direttore, la prego di accogliere la mia delega a che sia lei, persona stimata e credibile, a chiedere quanto segue ai responsabili del cantiere: se è vero, e lo è essendo ancora visibile da tutti, che le basole che necessitano di essere semplicemente assestate nella loro primaria naturale posizione (come loro stessi sostengono) sono pochissime; e che messe insieme misureranno 5/6mq, perché non si interviene, come logica e buon senso impongono, con un semplice ricollocamento manutentivo solo di quelle poche basole, peraltro facilitato dal trovarsele lì al loro posto, con la certezza empirica di averle già negli spazi e con le misure rimasti invariati nel corso di tanti decenni? Piuttosto che procedere all’inverso?

E cioè mettersi a smantellare 200/300mq o forse di più, di un mosaico fatto di pietre laviche perfettamente squadrate e incastrate a secco, per riportare allo stato originario tutto il pavimentato e quindi quei pochi metri che presentavano sofferenza? Può dire a mio nome che un tempo questi si chiamavano lavori dei pazzi?

Rocco Tripodi

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