Il nuovo Programma Nazionale Esiti 2024 di Agenas restituisce una fotografia severa della sanità calabrese. Come ha evidenziato Il Quotidiano del Sud, sebbene alcuni indicatori mostrino timidi segnali di miglioramento, il quadro complessivo rimane fortemente problematico. Dodici strutture sono finite nei percorsi di audit per performance ampiamente sotto gli standard e il tema della mobilità sanitaria continua a incidere in modo pesante, con interi settori — come la chirurgia pediatrica — gestiti quasi esclusivamente fuori regione, in particolare al Bambino Gesù di Roma.
Il nuovo Programma Nazionale Esiti 2024 di Agenas restituisce una fotografia severa della sanità calabrese. Come ha evidenziato Il Quotidiano del Sud, sebbene alcuni indicatori mostrino timidi segnali di miglioramento, il quadro complessivo rimane fortemente problematico. Dodici strutture sono finite nei percorsi di audit per performance ampiamente sotto gli standard e il tema della mobilità sanitaria continua a incidere in modo pesante, con interi settori — come la chirurgia pediatrica — gestiti quasi esclusivamente fuori regione, in particolare al Bambino Gesù di Roma.
Disomogeneità dei risultati
Il Pne conferma l’estrema disomogeneità dei risultati interni alla Calabria. La mortalità a 30 giorni per infarto oscilla infatti tra l’eccellenza del Mater Domini di Catanzaro, che si attesta su un dato dello 0,9%, e valori gravissimi come il 19,56% registrato dal San Giovanni di Dio di Crotone, il 15,81% del Tirrenia Hospital di Belvedere Marittimo e il 14,9% dello Jazzolino di Vibo Valentia, tre tra le peggiori performance italiane. In ambito cerebrovascolare, uno dei dati più negativi riguarda invece il Pugliese di Catanzaro, che presenta una delle mortalità più alte per ictus entro 30 giorni.
Non mancano, però, segnali positivi: il presidio di Crotone risulta tra quelli con la più bassa percentuale di parti cesarei, un elemento considerato virtuoso. Sul fronte oncologico, la lettura dei dati conferma invece una tendenza consolidata: i principali interventi continuano a essere appannaggio quasi esclusivo degli ospedali del Centro-Nord, sintomo della forte mobilità extraregionale dei pazienti calabresi.
Indicatori critici
Il quotidiano ricorda poi come Agenas abbia avviato percorsi di riallineamento per diverse strutture che presentano indicatori critici. Tra queste, l’ospedale Ferrari di Castrovillari, che mostra valori elevati di episiotomie e una mortalità significativa nei casi di insufficienza renale cronica. Anche il Pugliese di Catanzaro presenta numerosi indicatori problematici, dalla mortalità post-craniotomia per tumore cerebrale alla scarsa incidenza di parti naturali in donne con pregresso taglio cesareo, fino ai decessi a 30 giorni dopo sostituzioni valvolari cardiache.
Altre strutture
Situazioni simili emergono per l’ospedale di Corigliano, per l’ex Sacro Cuore di Cosenza — oggi riconvertito — e per il grande ospedale di Cosenza, che mostra numeri allarmanti sulla mortalità dopo interventi per tumore del polmone e sulla gestione dei parti con cesareo pregresso. Problemi analoghi sono rilevati anche a Lamezia Terme e a Locri, dove il Pne segnala ulteriori criticità nella gestione delle Bpco riacutizzate e nelle mortalità correlate. A Polistena emergono valori elevati di episiotomie nei parti vaginali, mentre il Gom di Reggio Calabria appare fuori standard nella gestione dell’ictus ischemico e in altri indicatori legati al percorso nascita.
Area ionica e Vibo
Nel versante ionico catanzarese, l’ospedale di Soverato mostra tempi insufficienti negli interventi per le fratture del collo del femore, con percentuali troppo basse di operazioni entro le 48 ore. Non va meglio allo Jazzolino di Vibo, che secondo il Pne presenta criticità nella gestione delle Bpco, nella proporzione dei ricoveri brevi per le colecistectomie laparoscopiche e nella mortalità a 30 giorni per infarto.
Eccellenze tutte nel privato
Il quadro delle eccellenze, come sottolinea Il Quotidiano del Sud, è estremamente limitato e riguarda esclusivamente il privato accreditato. A distinguersi nel settore osteomuscolare sono l’Istituto Ortopedico di Reggio Calabria, la Casa di cura Scarnati di Cosenza e Villa del Sole a Catanzaro, le uniche tre realtà calabresi incluse tra le migliori in Italia. Segnali di miglioramento, seppur parziali, arrivano anche da altre strutture: la Madonnina di Cosenza, la Casa di cura Cascini, il San Giovanni di Dio di Crotone (unico ospedale pubblico a figurare in questa fascia) e il Policlinico Madonna della Consolazione. Pur mostrando alcuni progressi, la Calabria rimane dunque tra le regioni più fragili d’Italia in termini di qualità assistenziale, con differenze profonde tra le poche eccellenze e un sistema pubblico che fatica ancora a garantire livelli omogenei e adeguati di cura.


