Turni massacranti, alte responsabilità e una paga troppo bassa per convincere gli infermieri a dire sì. È quanto sta emergendo in questi giorni a Vibo Valentia, dove l’Azienda sanitaria provinciale si trova a fronteggiare un’emergenza sempre più complessa: la mancanza cronica di personale, soprattutto nel comparto infermieristico.
Secondo quanto riportato oggi dalla Gazzetta del Sud, i numeri sono impietosi. Manca all’appello un esercito di 106 operatori sanitari, ma le proposte messe sul tavolo dall’Asp non riescono ad attrarre nessuno. L’offerta? Un contratto di tre mesi non prorogabile, con una retribuzione mensile di 1.700 euro, per un totale di circa 5.000 euro lordi complessivi. Troppo poco, secondo i professionisti del settore, che preferiscono guardare altrove, verso realtà più stabili e remunerative. “Compensi bassi, 90 giorni senza proroga non hanno senso”, denuncia dalle colonne del quotidiano una operatrice precaria delle Serre vibonesi.
Secondo quanto riportato oggi dalla Gazzetta del Sud, i numeri sono impietosi. Manca all’appello un esercito di 106 operatori sanitari, ma le proposte messe sul tavolo dall’Asp non riescono ad attrarre nessuno. L’offerta? Un contratto di tre mesi non prorogabile, con una retribuzione mensile di 1.700 euro, per un totale di circa 5.000 euro lordi complessivi. Troppo poco, secondo i professionisti del settore, che preferiscono guardare altrove, verso realtà più stabili e remunerative. “Compensi bassi, 90 giorni senza proroga non hanno senso”, denuncia dalle colonne del quotidiano una operatrice precaria delle Serre vibonesi.
Confronto impietoso
Il confronto con altre province è impietoso. A Reggio Calabria e Catanzaro le condizioni sono più vantaggiose: contratti più lunghi (sei mesi) e stipendi più alti. Nel settore privato, poi, le cifre crescono ulteriormente. L’Asp di Vibo ha tentato di reclutare personale anche pescando da graduatorie di altre province, ma l’operazione è fallita: quasi tutti hanno detto no. Stando a quanto riportato dalla Gazzetta del Sud, alcuni infermieri in graduatoria sono stati contattati uno per uno, ma la risposta è stata un secco rifiuto. Il punto critico riguarda proprio la durata e la rigidità del contratto. Un impiego a tempo determinato di soli tre mesi, senza alcuna possibilità di proroga, non rappresenta un incentivo reale per chi cerca stabilità lavorativa in un settore già messo a dura prova da turni pesanti, ferie bloccate e continue emergenze.
Altra beffa
Un’ulteriore beffa si nasconde nei numeri ufficiali. Secondo i documenti dell’Azienda, gli organici risultano “in esubero” sulla carta. Ma la realtà racconta altro: reparti scoperti, turni saltati, ferie negate. Un paradosso che rallenta anche l’avvio di un nuovo piano assunzionale, la cui definizione – fanno sapere dall’Azienda – sarà possibile solo dopo l’esito dell’ennesima ricognizione interna. A guidare la ricognizione sarà una commissione ad hoc voluta dal commissario straordinario Vittorio Piscitelli. La sua missione: ricostruire un quadro aggiornato e veritiero delle reali necessità, per poi attuare un piano straordinario di assunzioni. Ma i tempi non sono brevi.
Allarme dei sindacati
Nel frattempo, i sindacati lanciano l’allarme: il rischio è il collasso dei servizi, specialmente nel periodo estivo. “Ci sono 57 infermieri a tempo determinato in scadenza entro luglio – spiega un rappresentante – ma la proroga non è stata ancora approvata. Alcuni stanno già andando via”. Altri 30 precari rischiano di vedere interrotto il contratto nel giro di settimane. La crisi della sanità nel Vibonese si inserisce in un quadro regionale già drammatico, dove il personale sanitario – tra carenze strutturali, precarietà e stipendi non competitivi – continua a pagare il prezzo più alto. E mentre si cercano soluzioni, i reparti restano scoperti.