Sanità, la fuga continua: Calabria ultima per fiducia e servizi

Dai tumori ai Pronto soccorso, i numeri Agenas mostrano una regione che non riesce a trattenere i suoi pazienti. Tra attese infinite, costi fuori scala e povertà sanitaria in crescita, il recupero non basta

C’è un’Italia che corre e una Calabria che arranca. E a ricordarcelo, con la freddezza dei numeri e la durezza dei fatti, sono i dati Agenas analizzati oggi dalla Gazzetta del Sud in un articolo a firma di Giovanni Pastore. La fotografia è impietosa: un calabrese su due, di fronte a una diagnosi oncologica, sceglie di curarsi altrove. E su alcuni interventi la fuga diventa esodo: esofago (95,24%), pancreas (80,95%), laringe (75,73%), polmone (68,99%). È la resa numerica di un sistema che non riesce a garantire ciò che dovrebbe essere elementare: fiducia, sicurezza, continuità delle cure. Non a caso, l’indice di soddisfazione della domanda interna colloca la Calabria all’ultimo posto nazionale, con un desolante 0,50.

Investimenti e reti territoriali

Investimenti e reti territoriali

È vero, qualcosa si muove. Le nuove reti territoriali e gli investimenti recenti hanno rimesso in moto servizi che fino a ieri sembravano piegati, quasi rassegnati al declino. Ma la spinta non basta a colmare le voragini storiche del fronte ospedaliero. Il nodo resta lì dove si concentrano le emergenze quotidiane: i Pronto soccorso. Tempi di permanenza ben oltre gli standard, con quote rilevanti di pazienti costretti a superare le otto ore. All’Annunziata di Cosenza siamo al 12%, al Gom di Reggio al 10,7%, alla Dulbecco di Catanzaro al 4,6% – dato, quest’ultimo, tra i migliori in Italia tra i policlinici. Numeri che, pur inferiori a quelli di molte grandi città, raccontano un sistema che fatica ad assorbire un sovraccarico ormai strutturale. Gli abbandoni restano contenuti (tra il 5,7% e il 6,8%), ma sono comunque spie di una sfiducia crescente, fatta di attese percepite come insostenibili. Sul fronte economico le stonature non mancano: a Cosenza una giornata di degenza costa 827 euro, più del doppio delle strutture italiane più efficienti. Uno scarto che apre interrogativi pesanti sulla gestione e sull’efficienza dei reparti.

Cresce la povertà sanitaria

Poi c’è il capitolo, spesso nascosto, dell’aderenza terapeutica. In Italia solo metà dei pazienti segue con costanza le cure. In Calabria questa fragilità pesa ancora di più: un territorio dove la povertà sanitaria cresce, il ricorso al Banco Farmaceutico aumenta e l’assunzione irregolare dei farmaci diventa un rischio aggiuntivo. Nel 2025 oltre mezzo milione di persone ha chiesto aiuto per ottenere cure essenziali, con un incremento dell’8,4% in un anno e una presenza crescente di minori. È un dato che attraversa tutto il Mezzogiorno, ma in Calabria pesa come un macigno: nel 2024 il 10% della popolazione ha rinunciato a curarsi.

Il rischio delle zavorre

La sensazione, alla fine, è che la Calabria si muova in avanti, ma resti frenata da zavorre che nessuna riforma è riuscita ancora a sciogliere. Una regione che prova a cambiare, mentre i suoi cittadini continuano – troppo spesso – a cercare altrove ciò che dovrebbe essere garantito a casa propria.

© Riproduzione riservata

Ti potrebbe interessare...

L’esecutivo prepara un testo profondamente rivisto dopo il diniego dei giudici contabili. Nessuna nuova gara: resta valida quella del 2011. L’obiettivo è superare le criticità
Dai tumori ai Pronto soccorso, i numeri Agenas mostrano una regione che non riesce a trattenere i suoi pazienti. Tra attese infinite, costi fuori scala e povertà sanitaria in crescita, il recupero non basta
Secondo Ali di Vibonesità, “non si può tornare a casa senza una decisione concreta”. In caso di esito deludente, associazioni pronte a rivolgersi direttamente al Governo

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Vibo Valentia n.1 del Registro Stampa del 7/02/2019. Direttore Responsabile: Nicola Lopreiato
Noi di Calabria S.r.L. | P.Iva 03674010792