Sanità nel Vibonese, l’appello di Giuseppe Borello: in piazza contro la violazione del diritto alla salute

Il referente sanitario dell’associazione 'Ali di Vibonesità' denuncia il "fallimento politico della sanità calabrese" e chiama cittadini, associazioni e comitati a una "grande mobilitazione provinciale"

Non una crisi, ma un fallimento politico conclamato. È questo il giudizio espresso da Giuseppe Borello, referente sanitario dell’associazione ‘Ali di Vibonesità’, che lancia un appello ai cittadini del Vibonese, alle associazioni, ai comitati e alle realtà civiche per una mobilitazione collettiva contro quella che definisce una sistematica violazione del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione. 

Non una crisi, ma un fallimento politico conclamato. È questo il giudizio espresso da Giuseppe Borello, referente sanitario dell’associazione ‘Ali di Vibonesità’, che lancia un appello ai cittadini del Vibonese, alle associazioni, ai comitati e alle realtà civiche per una mobilitazione collettiva contro quella che definisce una sistematica violazione del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione. 

Effetti devastanti

Secondo Borello, la gestione della sanità in Calabria ha prodotto nel tempo “effetti devastanti”, colpendo l’”intera regione” e in maniera “particolarmente grave il territorio vibonese”. “Ospedali svuotati, reparti chiusi, carenza di personale, pronto soccorso al collasso, liste d’attesa incompatibili con la tutela della vita e cittadini costretti a curarsi fuori regione” rappresentano, a suo dire, “non più un’emergenza” ma una “normalità amministrativa consolidata, con responsabilità precise”. 

Responsabilità della politica

Nel suo intervento, Borello punta il dito contro la politica regionale, “affiancata e spesso coperta da quella provinciale e locale”, accusata di una “incapacità strutturale nel governare il sistema sanitario. Una valutazione che – sottolinea – non è più opinabile perché supportata dai dati ufficiali: i principali rapporti di ISTAT, Svimez, Gimbe e Agenas collocano stabilmente la Calabria agli ultimi posti per i Livelli essenziali di assistenza (Lea) e per la capacità di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini”.

Di fronte a numeri così chiari e ripetuti, ogni tentativo di minimizzare o giustificare la situazione viene definito una vera e propria negazione della realtà. Continuare ad affidare la sanità a chi ha dimostrato di non saperla gestire, avverte Borello, significa diventare corresponsabili del disastro. 

Il dovere dello Stato

Da qui una posizione chiara: l’autonomia regionale in materia sanitaria “ha fallito. Quando un livello di governo non è in grado di garantire un diritto fondamentale – sostiene il referente di ‘Ali di Vibonesità’ – lo Stato ha non solo il potere ma il dovere costituzionale di intervenire”. La richiesta è quindi quella di un’”assunzione integrale della gestione della sanità calabrese da parte dello Stato, sottraendola a una classe politica ritenuta non all’altezza”.

L’appello è rivolto direttamente al ministro della Salute e al presidente della Repubblica, indicato come “garante supremo della Costituzione”, affinché “venga posta fine a una disparità ritenuta intollerabile tra cittadini di serie A e cittadini di serie B”. Per sostenere questa richiesta, Borello annuncia la volontà di costruire una “grande manifestazione provinciale”, una “mobilitazione popolare ampia e determinata per affermare che il Vibonese non intende più essere una terra di sacrificio”.

“Non chiediamo privilegi. Pretendiamo diritti. Non chiediamo promesse. Pretendiamo responsabilità”, conclude Borello, invitando associazioni, comitati, professionisti della sanità e cittadini a unirsi al percorso. “Perché – avverte – il silenzio oggi è diventato complicità”.

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