La situazione sanitaria della provincia di Vibo Valentia è sempre più precaria, e ora a mettere ulteriormente in ginocchio il sistema c’è una decisione che ha sollevato un’ondata di proteste: la mancata proroga dei contratti per i lavoratori precari Covid, che dal 1° gennaio non sono più stati reintegrati nei reparti. Questa decisione ha generato gravi disagi, con il rischio concreto di compromettere i già fragili livelli essenziali di assistenza (LEA) nella regione.
“L’Asp di Vibo Valentia – scrive l’Usb Calabria in una nota – si distingue come l’unica azienda sanitaria in Italia a non aver stabilizzato i lavoratori precari, nonostante il loro impegno durante la pandemia e gli anni di duro lavoro in condizioni emergenziali. Un atto che è stato definito da più parti come irresponsabile e miope, in quanto i lavoratori sono stati allontanati con una semplice comunicazione burocratica, senza alcuna considerazione per il loro impegno. Ma la critica maggiore arriva dal fatto che questa scelta non solo mette in crisi il futuro di decine di famiglie, ma va a minare ulteriormente un sistema sanitario già al collasso”.
“L’Asp di Vibo Valentia – scrive l’Usb Calabria in una nota – si distingue come l’unica azienda sanitaria in Italia a non aver stabilizzato i lavoratori precari, nonostante il loro impegno durante la pandemia e gli anni di duro lavoro in condizioni emergenziali. Un atto che è stato definito da più parti come irresponsabile e miope, in quanto i lavoratori sono stati allontanati con una semplice comunicazione burocratica, senza alcuna considerazione per il loro impegno. Ma la critica maggiore arriva dal fatto che questa scelta non solo mette in crisi il futuro di decine di famiglie, ma va a minare ulteriormente un sistema sanitario già al collasso”.
“Il 1° gennaio – evidenzia il sindacato – è stato il primo giorno in cui i precari non hanno preso servizio nei reparti, e i risultati non si sono fatti attendere: già nelle prime ore si sono registrati pesanti disagi, con una carenza di personale in particolare al Pronto Soccorso e nel reparto di Medicina. La decisione di non rinnovare i contratti, dunque, sta già generando un’emergenza sanitaria, mettendo in difficoltà un sistema che già fatica a garantire i servizi fondamentali”.
Le giustificazioni dell’Asp: un’argomentazione priva di fondamento giuridico
A giustificazione di questa decisione, l’Asp – secondo l’Unione sindacale di base, ha dichiarato che “non è possibile prorogare i contratti oltre i 36 mesi”, una versione che però, prosegue l’Usb, “non trova riscontro nelle norme. Infatti, l’articolo 70, comma 2, del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per la Sanità Pubblica prevede una deroga che consente la proroga dei contratti a tempo determinato per il personale sanitario fino a 48 mesi, e non 36. Pertanto, la giustificazione dell’ASP appare infondata e poco convincente. Piuttosto, viene percepita come un tentativo di giustificare una politica di tagli che sta danneggiando tanto i lavoratori quanto i cittadini”.
Non solo, perché – secondo il sindacato – “le dichiarazioni sugli esuberi da parte della Regione Calabria sono state ritenute false. La provincia di Vibo Valentia, infatti, è tra le più carenti in Italia per quanto riguarda il rapporto tra numero di abitanti e personale sanitario. Le politiche di “razionalizzazione” appaiono, dunque, come una misura dettata più da logiche di risparmio che da una reale esigenza di efficienza del servizio sanitario”.
Una mobilitazione per la difesa dei diritti e della sanità pubblica
In risposta a questa situazione, il 7 gennaio è previsto un presidio di protesta alle ore 10 alla Cittadella Regionale di Catanzaro. L’Unione Sindacale di Base (Usb) Sanità Calabria, che sta guidando la mobilitazione, ha già espresso in più occasioni la sua posizione: la proroga dei contratti è una misura urgente e necessaria, non solo per garantire i diritti dei lavoratori, ma anche per evitare che il sistema sanitario calabrese precipiti ulteriormente.
“I lavoratori precari, che sono stati definiti ‘angeli’ durante la pandemia, hanno maturato i requisiti per la stabilizzazione e meritano un contratto a tempo indeterminato”, dichiarano dall’Usb. La stabilizzazione, infatti, sarebbe un atto di giustizia sociale che riconosce il valore di chi ha messo in gioco la propria vita per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Nel corso di un incontro con i vertici dell’Asp lo scorso 2 dicembre, l’Usb ha fatto emergere una responsabilità diretta anche della Regione Calabria, che non ha messo in atto politiche adeguate per risolvere la questione. La situazione, dunque, è diventata insostenibile, e la mobilitazione non si fermerà finché non verranno adottate soluzioni concrete.
Un appello alla solidarietà
Usb ha fatto appello a tutti i cittadini, i lavoratori e le forze politiche e sociali affinché partecipino alla mobilitazione. “La stabilizzazione dei precari è un atto di giustizia sociale”, affermano i sindacati, “ma anche una necessità per il bene della collettività. Non ci fermeremo fino a quando non otterremo risultati concreti”.
La protesta del 7 gennaio è solo il primo passo di una battaglia che si preannuncia lunga e intensa. Il destino della sanità calabrese, e soprattutto dei cittadini della provincia di Vibo Valentia, è appeso a una decisione che potrebbe segnare il futuro dei servizi sanitari regionali. L’auspicio è che le istituzioni regionali, e in particolare il presidente e commissario alla sanità, Roberto Occhiuto, rispondano alle richieste di intervento immediato per porre fine a questa situazione drammatica.