In un intervento pubblicato su Il Dubbio, l’avvocato Giuseppe Altieri – già presidente dell’Ordine degli Avvocati di Vibo Valentia e componente del Consiglio Nazionale Forense – offre una riflessione articolata e argomentata sul disegno di legge costituzionale che mira a introdurre la separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice.
La parità delle parti
La parità delle parti
Altieri invita a valutare con attenzione le ragioni poste a fondamento della riforma, sottolineando come essa venga presentata dai proponenti come approdo coerente e necessario al sistema accusatorio, in coerenza con l’art. 111 della Costituzione, che sancisce la parità delle parti dinanzi a un giudice terzo e imparziale. L’attuale assetto — sostiene chi promuove la riforma — non sarebbe in grado di garantire né la terzietà del giudice né un’effettiva parità tra accusa e difesa, a causa della contiguità culturale e ordinamentale tra pubblici ministeri e giudici.
Passaggio imprescindibile
Il contributo evidenzia che tale posizione trova consensi anche al di fuori della maggioranza parlamentare: una parte dell’Avvocatura, in particolare, sostiene la separazione come passaggio imprescindibile per rendere il processo penale più equo. Il Consiglio Nazionale Forense ha espresso un parere favorevole con il dovuto distacco istituzionale, mentre l’Unione delle Camere Penali ha sposato la causa con maggiore entusiasmo, arrivando a costituire un comitato per il sostegno attivo alla separazione delle carriere.
L’altro volto della riforma
Altieri, però, rilancia: se davvero si intende garantire una parità effettiva delle parti nel processo, la riforma non può limitarsi a ridefinire il ruolo del pubblico ministero, ma deve anche elevare il ruolo dell’avvocato a dignità costituzionale. Solo così – afferma – si potrà bilanciare in modo autentico il rapporto tra accusa e difesa, ponendo l’avvocato come soggetto garante dei diritti fondamentali e della inviolabilità del diritto di difesa.
Tutela giurisdizionale
L’articolo richiama l’esistenza di tre proposte di legge costituzionale già depositate in Parlamento (alla Camera e al Senato, tra il 2022 e il 2024), tutte convergenti nel proporre l’inserimento nell’art. 111 della Costituzione di un comma che riconosca formalmente la funzione dell’avvocato come garante della tutela giurisdizionale, da esercitarsi in condizione di autonomia, libertà e indipendenza. Le firme provengono sia da esponenti del centrosinistra (deputato Dori) sia da membri della maggioranza di governo (deputato Maschio di FdI, senatori Stefani e Potenti della Lega).
L’ostacolo referendum
Altieri sottolinea che proprio nel contesto dell’approvazione del disegno di legge costituzionale n. 1353 (sulla separazione delle carriere) vi sarebbe uno spazio politico-istituzionale per far avanzare anche la proposta di modifica sull’avvocato, magari persino con una maggioranza qualificata, tale da evitare il referendum confermativo.
Riconoscimento costituzionale
L’intervento si chiude con un appello all’Avvocatura: cogliere questa fase come un’occasione cruciale per affermare, finalmente, il riconoscimento costituzionale del proprio ruolo. Una sfida storica, conclude Altieri, che chiama la professione forense a una mobilitazione consapevole, unitaria e determinata.