Serra e il passaggio con Catanzaro, l’opposizione compatta: senza garanzie è un salto nel buio. Ecco perché abbiamo abbandonato l’aula

Le minoranze spiegano le ragioni dell’uscita dall’aula durante il Consiglio. Per i gruppi di opposizione la maggioranza ha forzato i tempi per mera propaganda pre-elettorale, ignorando rischi e domande rimaste senza risposta

La discussione sul possibile passaggio di Serra San Bruno dalla Provincia di Vibo Valentia a quella di Catanzaro accende il dibattito politico locale. E mentre la maggioranza procede spedita verso la delibera, le opposizioni – Per Serra Insieme e Uniti per Serra – alzano il livello del confronto e contestano apertamente metodo, tempistiche e assenza di garanzie. Le minoranze non chiudono la porta all’idea di aderire al Catanzarese, ma denunciano un percorso giudicato “improvvisato, privo di istruttoria, privo di documentazione” e sospettano che dietro la fretta della maggioranza si nasconda un evidente intento di propaganda elettorale.

“Contestiamo il metodo”

“Contestiamo il metodo”

I consiglieri Biagio Figliucci e Vito Michele Regio (Per Serra Insieme) parlano senza mezzi termini. Ritengono il passaggio a Catanzaro un’ipotesi “legittima”, ma chiariscono che “oggi mancano condizioni minime per affrontare una scelta così delicata”. Per loro il problema non è Catanzaro, bensì l’”assenza totale di garanzie scritte” su questioni fondamentali: ospedale, distretto e servizi dell’Asp; indirizzi scolastici e autonomia degli istituti; pareri di Prefettura, forze dell’ordine, vigili del fuoco e Centro per l’Impiego; studio di impatto su costi, servizi, personale; percorso istituzionale condiviso con Regione e Province; confronto pubblico con i cittadini. Per l’opposizione, senza questi elementi il Consiglio compie “un salto nel buio” con “potenziali ricadute negative”: ridimensionamento sanitario e scolastico, perdita di servizi statali, incertezze sull’assetto amministrativo.

L’accusa alla maggioranza

La minoranza punta il dito contro l’amministrazione Barillari, accusandola di incoerenza. Ricordano che: nel 2020 il passaggio a Catanzaro era uno dei cavalli di battaglia della maggioranza; in cinque anni di governo non è stato avviato alcun atto formale; due consiglieri della stessa maggioranza sono seduti nella Provincia di Vibo senza aver sostenuto l’iter verso Catanzaro; l’amministrazione ha difeso la scelta di collocare la Casa della Comunità dentro il perimetro ospedaliero, scelta ritenuta penalizzante; non ha partecipato ai ricorsi al Tar contro i provvedimenti che indebolivano l’ospedale; nessuna azione concreta è stata messa in campo per difendere gli istituti superiori; nessun risultato è arrivato sulle strade provinciali pur dopo ingenti investimenti. Da qui l’accusa: chi oggi presenta Catanzaro come la soluzione ai problemi del territorio, è lo stesso che – secondo l’opposizione – negli anni “ha remato contro i diritti dei cittadini”.

Il caso Chiaravalle

Il gruppo Per Serra Insieme ricorda che la vicina Chiaravalle Centrale, pur appartenendo alla Provincia di Catanzaro, “ha perso negli anni Tribunale, giudice di pace e ospedale”. Un esempio che, secondo la minoranza, “dimostra come l’appartenenza a un ente più grande non garantisca automaticamente tutela dei servizi”.

Uniti per Serra: serve serietà

L’altro gruppo di opposizione, Uniti per Serra, composto da Antonio Procopio e Luigi Tassone, interviene con un documento articolato che si concentra sul quadro normativo e sugli effetti istituzionali del possibile cambio di provincia. Pur riconoscendo il “legame storico, culturale e sociale con il Catanzarese”, i rappresentanti della minoranza ricordano che “il passaggio non dipende dal Comune e non si esaurisce in una delibera: serve una legge dello Stato; il parere della Regione Calabria; la verifica che Vibo Valentia mantenga i requisiti per restare Provincia. Si tratta di un iter lungo, complesso e tutt’altro che scontato”.

Periferia della periferia

Uniti per Serra elenca una serie di possibili criticità: “Nessuna istituzione – ad oggi – ha garantito per iscritto la permanenza di presidi essenziali come polizia, carabinieri, vigili del fuoco, servizi Asp, Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio, autorizzazioni provinciali, indirizzi scolastici”. C’è inoltre un timore politico: “Oggi Serra è uno dei centri principali della Provincia di Vibo, mentre nella più vasta Provincia di Catanzaro potrebbe diventare un territorio marginale, con meno peso decisionale”. La minoranza avverte: “Non possiamo confrontare la nostra condizione con il Soveratese, che vive dinamiche turistiche proprie. Bisogna confrontare aree interne con aree interne”. E ricorda il caso di Soveria Mannelli, dove l’ospedale di montagna è stato smantellato: un segnale, secondo l’opposizione, che anche il catanzarese vive difficoltà simili.

Le richieste formali

Entrambi i gruppi di minoranza convergono su una posizione: prima di ogni scelta servono atti ufficiali. In particolare chiedono: un parere scritto della Regione Calabria; una relazione della Prefettura sulla sorte dei presidi di sicurezza e scolastici; impegni formali da polizia, carabinieri e vigili del fuoco; uno studio costi–benefici tra Vibo e Catanzaro; trasparenza totale e pubblicazione di ogni informazione. Domande “semplici”, ma “indispensabili per una decisione consapevole”.

L’abbandono della seduta

Durante il Consiglio comunale il gruppo Per Serra Insieme ha chiesto di rinviare la seduta e acquisire le garanzie mancanti. La proposta è stata respinta dal sindaco, che ha deciso di procedere al voto. A quel punto Figliucci e Regio hanno abbandonato l’aula, definendo irresponsabile una scelta “presa a cuor leggero e in pieno clima pre-elettorale”. Uniti per Serra, nelle conclusioni, ha invitato il Comune a sospendere qualunque delibera fino all’ottenimento dei pareri necessari: “Serra San Bruno merita serietà, verità e documenti, non propaganda”.

Serra torna a guardare a Catanzaro: maggioranza compatta, opposizione fuori dall’aula

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