“Si scelga il migliore, punto”. Con queste parole il consigliere regionale Antonello Talerico interviene sul concorso per la direzione dell’unità operativa complessa di Chirurgia al Policlinico ‘Renato Dulbecco’, rilanciando un messaggio chiaro: “Non il più conosciuto, non il più radicato, non il più vicino. Il migliore”.
In una nota diffusa nelle ultime ore, Talerico sottolinea come la selezione per un incarico così delicato debba essere guidata esclusivamente da criteri di merito, e non da logiche territoriali o di appartenenza. “Chi guida un reparto – spiega – non deve garantire presenza, fedeltà o prossimità territoriale. Deve garantire risultati, professionalità e autorevolezza clinica”.
In una nota diffusa nelle ultime ore, Talerico sottolinea come la selezione per un incarico così delicato debba essere guidata esclusivamente da criteri di merito, e non da logiche territoriali o di appartenenza. “Chi guida un reparto – spiega – non deve garantire presenza, fedeltà o prossimità territoriale. Deve garantire risultati, professionalità e autorevolezza clinica”.
Un invito netto a tenere fuori la politica e i localismi dalle scelte sanitarie: “Le selezioni pubbliche non sono premi di consolazione per chi ‘c’era già’, né riconoscimenti simbolici per legami locali. Sono procedure che devono individuare il più competente, il più preparato, il più adatto”.
Talerico critica apertamente anche una certa retorica secondo cui la scelta dovrebbe ricadere su un candidato ‘del posto’: “Ma questo criterio – afferma – non esiste da nessuna parte. E non può diventare una scusa per escludere chi ha titoli e capacità”. E lancia un monito: “Il localismo spinto diventa presto una forma mascherata di clientelismo. E la sanità non può permetterselo”.
Infine, il consigliere regionale si rivolge anche a chi sta cercando di gettare ombre sul concorso: “Se ci sono irregolarità, si denuncino. Ma basta veleni, sospetti e ricostruzioni fantasiose”. Per Talerico, la vera priorità deve restare una sola: “I cittadini calabresi meritano reparti efficienti, non giochi di equilibrio tra territori o caminetti politici. Il vero scandalo sarebbe scegliere un primario non perché il più bravo, ma perché il più ‘vicino'”.