Avete mai letto resoconti riguardanti giornate di studio, seminari o tavoli operativi, finalizzati al miglioramento della sanità, soprattutto in Calabria? Non credo. Nel recente passato tutti immaginavano che il commissariamento doveva passare al presidente della Regione; individuando indirettamente che era solo questo il vero problema della sanità calabrese. Ma il tempo ha dimostrato che non era così. Ci si è accorti che era solo un problema politico, di gestione, di potere. La politica voleva tornare ad impossessarsi della grande torta perché i problemi dell’assistenza e delle cure sono rimasti quelli di sempre.
La gestione alla politica
La gestione alla politica
I problemi sono rimasti quelli di sempre: carenza di medici, mancanza di posti letto, fuga di pazienti verso il più “grande ospedale della Calabria” che, ovviamente, si trova al Nord, livelli di assistenza ridotti ai minimi termini e così via. Di contro spese folli per pagare medici a 80 euro all’ora per prestazioni aggiuntive. Decisioni di portata inaudita. Le uniche novità che la sanità calabrese ha adottato da oltre dieci anni a questa parte è quella di importare i modelli delle regioni del Nord, compreso i loro manager. E sei i risultati sono quelli che vediamo allora non c’è da stare molto allegri.
Medici di guardia nei Ps
Di fronte ad uno sfascio di queste proporzioni assume una particolare attenzione la mozione presentata da Davide Tavernise, consigliere regionale del M5S, avente ad oggetto “Progetto di ottimizzazione dell’assistenza medica attraverso l’utilizzo della Guardia Medica per la gestione delle urgenze a bassa complessità nei Pronto Soccorso. Tutti i nostri Pronto soccorso devono fare i conti – osserva Tavernise – con il sovraffollamento e con le croniche carenze di personale che penalizzano il lavoro del personale sanitario, spesso costretto a turni massacranti ed a continue vessazioni e aggressioni fisiche. Quest’ultimo fenomeno sta diventando sempre più preoccupante, tanto che il prefetto di Vibo Valentia ha disposto la vigilanza da parte dell’esercito sul locale ospedale. Molti degli accessi al Ps sono certamente inappropriati, anche perché le carenze della medicina territoriale li hanno trasformato nell’ultimo baluardo della nostra fragile sanità regionale”.
Codici bianchi e verdi
Secondo Tavenise “é necessario, quindi, cercare di sgravare il lavoro dei Pronto soccorso almeno per le urgenze a bassa complessità, per ovviare alle attese lunghissime dei pazienti. In questa mozione si chiede di valutare, perciò, l’integrazione della guardia medica nella gestione dei codici bianchi e verdi al pronto soccorso per arrivare ad una riduzione dei tempi d’attesa, migliorando l’efficienza organizzativa e l’utilizzo delle risorse umane. Una proposta simile è già stata sperimentata dalla Regione Emilia Romagna e ha fornito risultati molto interessanti concedendo spunti di riflessione e di miglioramento”.