Le mura che un tempo circondavano e proteggevano l’antica polis greca di Hipponion, oggi Vibo Valentia, e il tempio ionico dedicato al culto di Persefone e Demetra nella località Cofino, saranno aperti al pubblico fino al prossimo 13 settembre, tutti i giorni alle ore 11 e alle ore 18, ma solo su prenotazione. Lo stesso vale per le visite specialistiche.
Chiunque – turisti o semplici passanti – si trovasse sulla parte alta della città e decidesse spontaneamente di visitare questi preziosi siti archeologici al di fuori degli orari previsti, troverebbe i cancelli chiusi. Nessun cartello indica orari o modalità di accesso, rendendo di fatto questi luoghi quasi invisibili, destinati solo a chi conosce già le regole d’accesso. Una fruizione spontanea, quindi, è praticamente impossibile.
A gestire le prenotazioni e a garantire l’accompagnamento dei visitatori è il Museo Archeologico “Vito Capialbi”, diretto da Michele Mazza. Con un unico biglietto si può accedere sia ai siti archeologici che alle sale del museo, che custodisce reperti millenari. Ma tutto questo rappresenta un’impresa non semplice, soprattutto in tempi di tagli e carenza di personale.
Rammaricato l’archeologo Giuseppe Collia, che sottolinea: “Il patrimonio culturale è un bene collettivo, va vissuto, raccontato e deve essere accessibile sempre”.
In stato di abbandono
Se le mura greche e il tempio di Cofino sono stati in parte restituiti alla città – pur se solo su richiesta – diverso è il destino del parco archeologico di Sant’Aloe. Il sito, che conserva domus pavimentate con mosaici policromi e un complesso termale con annessa palestra, è oggi invaso da rovi, erbacce e rifiuti. L’ultima apertura al pubblico risale al 2017. Da giorni alcuni operai di Calabria Verde – sette in tutto, con appena due decespugliatori – stanno tentando di ripulire l’area. Ma, senza un’attrezzatura adeguata, i tempi rischiano di allungarsi notevolmente.
Nell’attesa, restano i ricordi
In attesa che questi splendidi mosaici tornino a vedere la luce del sole e possano essere ammirati in tutto il loro splendore, restano solo i ricordi. Come un banco di scuola e due sedie, utilizzati otto anni fa dagli studenti che, in occasione delle Giornate FAI di Primavera, facevano da ciceroni per guidare i visitatori in un viaggio tra le meraviglie della storia locale.