La campagna elettorale per le elezioni regionali sta per entrare nel vivo e la politica è più che mai distratta in questo momento. Ma a Vibo Marina si gioca una partita decisiva non solo per l’urbanistica, ma per il futuro economico e sociale dell’intero comprensorio. Sul tavolo c’è la richiesta della Meridionale Petroli di rinnovare la concessione demaniale per continuare a utilizzare l’area di via Amerigo Vespucci come deposito costiero di carburanti per altri vent’anni. Un’area strategica, di circa 27.000 metri quadrati, incastonata tra il porto, il lungomare, le spiagge e gli stabilimenti balneari. I termini per le osservazioni all’avviso pubblico sono scaduti ieri.
Il quesito di fondo
Il quesito di fondo
La domanda è semplice: ha ancora senso mantenere lì un impianto industriale, a rischio per la sicurezza e ormai ridotto nelle capacità operative, in un contesto che da anni ha assunto una vocazione turistica e ricettiva? A dare una risposta in tal senso dovranno essere non solo l’Autorità Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio ma anche Comune di Vibo Valentia; Ministero delle Infrastrutture e Trasporti; Ministero dello Sviluppo Economico e Regione Calabria.
La scelta industriale
Negli anni Settanta il porto di Vibo Marina venne piegato alle esigenze dell’industria nascente. Per sostenere l’espansione produttiva, si realizzarono i depositi costieri di carburante, indispensabili per la movimentazione delle merci su gomma. Quella scelta era allora tollerata perché serviva a garantire occupazione e sviluppo.
Uno scenario cambiato
Ma da oltre vent’anni lo scenario è cambiato radicalmente. L’espansione industriale si è esaurita, le commesse si sono ridotte, mentre si sono affermate nuove attività legate al turismo, alla nautica da diporto, alla pesca e al commercio passeggeri. Oggi il porto di Vibo Marina è un porto polivalente a vocazione turistica, con ristoranti, alberghi, lidi e servizi che nulla hanno a che fare con i depositi di carburante.
La vocazione turistica
Non si tratta di un’aspirazione astratta. La destinazione turistica dell’area è stata formalmente sancita da una lunga serie di atti amministrativi: Piano spiaggia comunale del 2005 che individuava in via Vespucci una zona destinata a parcheggi e servizi per la fruizione balneare; norme tecniche della Capitaneria (2013), che ribadivano la stessa destinazione; Piano spiaggia comunale del 2014 che consolidava la vocazione turistica con l’obiettivo di accrescere l’offerta ricettiva.
La linea del Comune
Il documento preliminare al Psc e il Psc del 2014 prevedevano la risoluzione dei conflitti tra insediamenti industriali a rischio e aree urbane, anche attraverso la dismissione e rilocalizzazione delle attività pericolose. Dieci anni dopo la delibera comunale n. 12 del 12 marzo 2025 (votata all’unanimità) impegna il sindaco Enzo Romeo e la Giunta a portare avanti il percorso di delocalizzazione dei depositi costieri. La linea è chiara e consolidata: l’area non è più compatibile con funzioni industriali, ma destinata ad accogliere turismo, nautica, accoglienza e servizi.
Sicurezza e rischi
Nonostante la Meridionale Petroli abbia ridotto la capienza dei serbatoi a 2.500 tonnellate – al di sotto della soglia che obbligherebbe alla stesura di un rapporto di sicurezza secondo la normativa Seveso – il rischio per la popolazione non è affatto scomparso: tre serbatoi su nove sono fuori uso; le verifiche hanno rilevato carenze nei sistemi di monitoraggio e controllo; le aree di letalità, in caso di incendio, arrivano a interessare persino il lungomare.
Panico e soccorsi
Il Comitato Tecnico Regionale ha segnalato i rischi legati a panico e congestione del traffico in caso di incidente, con seri ostacoli ai soccorsi. Quanto accaduto solo un mese fa è l’esempio più evidente: l’elisoccorso del servizio sanitario emergenza urgenza è stato costretto ad atterrare tra ombrelloni e sdraio. Una domanda allora sorge spontanea: ha senso mantenere un impianto che occupa 27.000 mq, in pieno centro abitato e turistico, per stoccare un quantitativo di carburante che potrebbe essere collocato altrove, in zona meno sensibile?
L’occasione di Vibo Marina
Il mantenimento dei depositi non solo è incompatibile con la nuova vocazione dell’area, ma rappresenta un freno allo sviluppo economico. Imprenditori hanno già presentato progetti concreti: due alberghi, una struttura per la nautica da diporto, un’area shopping delle eccellenze calabresi, ristorazione e lounge bar, un parco tematico e un giardino botanico mediterraneo. Un investimento complessivo da 27 milioni di euro, capace di generare almeno 150 posti di lavoro diretti, contro i 7-8 dell’attuale deposito. Oltre a un canone demaniale più alto e ricadute positive per l’intero territorio.
I veleni di Basalti e Bitumi
Un quadro chiaro che dovrebbe spazzare via ogni dubbio. E invece qualcuno ancora obietta: rinnoviamo la concessione con l’impegno alla delocalizzazione futura. Ma sarebbe un errore fatale. La storia insegna che in Italia le transizioni si trasformano in eterni rinvii. Basta guardare la vicenda irrisolta della bonifica dei Basalti e Bitumi, sempre riconducibile alla stessa proprietà: i veleni rimangono sotterrati in riva al mare. Ogni rinnovo suonerebbe come un voler congelare lo sviluppo turistico, scoraggiare gli investitori e deludere le aspettative di un’intera comunità.
Una scelta di dignità
Quella che si presenta all’Autorità Portuale non è una semplice decisione amministrativa sul rinnovo di una concessione. È una scelta di dignità e visione per Vibo Marina e per la Calabria centrale: o si continua a sacrificare il territorio per un’attività industriale ormai residuale, oppure si libera finalmente un’area strategica per consegnarla al futuro che i cittadini hanno scelto: turismo, accoglienza, sviluppo sostenibile. Il rinnovo della concessione ai depositi costieri non sarebbe solo un errore tecnico. Sarebbe uno “stupro urbanistico”, un colpo mortale alle speranze di crescita e di rinascita di Vibo Marina. Ecco perché oggi è necessario dire con forza no al rinnovo. Non c’è più spazio per esitazioni o compromessi.