Tridico lascia il Consiglio regionale, la legislatura parte tra addii eccellenti e potere che si allarga

L’eurodeputato M5S pronto al passo indietro: dentro Elisabetta Barbuto. Intanto Occhiuto amplia la Giunta e riesuma i sottosegretari. Una partenza di legislatura sotto il segno degli equilibri politici, non delle emergenze calabresi

Il primo vero scossone della nuova legislatura calabrese arriva prima ancora che si spenga l’eco della seduta-fiume sullo Statuto. Pasquale Tridico, eletto sia al Parlamento europeo sia al Consiglio regionale, è ormai a un passo dall’addio a Palazzo Campanella. Come ricostruisce Antonio Ricchio su la Gazzetta del Sud, “il dado è tratto (o quasi)”: entro giovedì, data limite imposta dalla legge 18/1979, l’ex presidente dell’Inps formalizzerà la scelta di rinunciare al seggio regionale per restare a Bruxelles.

Il tempo sta per scadere

Il tempo sta per scadere

La proclamazione è avvenuta lo scorso 27 ottobre e il conto alla rovescia è scaduto. Tridico, per rispetto della “grammatica istituzionale”, comunicherà la decisione agli uffici del Consiglio immediatamente dopo la chiusura delle urne nelle regioni chiamate al voto. Al suo posto entrerà Elisabetta Barbuto, già parlamentare del Movimento 5 Stelle: un innesto che ridisegna non solo la geografia interna dell’opposizione, ma anche il tono politico di un’aula chiamata a confrontarsi con un esecutivo che nel frattempo ha scelto di allargarsi.

Chirurgia istituzionale

E mentre l’opposizione cambia volto, la maggioranza stringe le maglie. La prima seduta della legislatura si è trasformata in un laboratorio di chirurgia istituzionale: Giunta ampliata da sette a nove assessori e ritorno ufficiale dei sottosegretari, figura abbandonata anni fa e ora riesumata per consolidare gli equilibri interni. Una mossa attesa, ma comunque carica di significato: più spazi di potere, più pedine da accontentare, più costi per le casse regionali. La maggioranza ha blindato l’intervento anche con una proposta di legge che limita il ricorso al referendum consultivo solo alle revisioni integrali dello Statuto, tenendo fuori modifiche “parziali” come questa. Un segnale politico chiarissimo: nessun inciampo, nessuna interferenza esterna, nessun margine lasciato al caso.

Il nuovo assetto del potere

Il paradosso, però, è che tutto questo avviene mentre i bilanci di enti strategici – dall’Arcea all’Arpal, da Calabria Verde al Parco delle Serre – restano sullo sfondo, quasi un dettaglio tecnico di cui occuparsi in un altro momento. Le priorità della Calabria reale faticano a trovare spazio in un’aula che, nella sua prima uscita, ha messo al centro soprattutto la propria architettura interna. E così la legislatura Occhiuto-bis parte con un doppio segnale: da un lato l’addio eccellente di Tridico, che apre una nuova fase nell’opposizione; dall’altro un esecutivo che si ricompatta e si allarga, mettendo da subito in campo un approccio muscolare al governo regionale. La Calabria resta a guardare, ancora una volta, mentre il potere ridisegna se stesso.

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