All’inizio la sensazione è quasi straniante: cammini nei corridoi dell’ospedale di Tropea e tutto sembra ancora lì – le stanze, gli ambulatori, gli spazi immensi della Medicina, i tecnici che si muovono in Radiologia – ma è come se mancasse il respiro. Come se qualcuno avesse staccato un filo invisibile e l’intera struttura fosse finita in apnea. È da qui che parte il racconto di Giuseppe Rodolico, da qualche anno in pensione; uno che in quei corridoi ci ha passato una vita: primario di Urologia, direttore del Dipartimento di Chirurgia, poi della Prevenzione, fino al coordinamento del tavolo tecnico Covid. Uno che sa com’era e vede com’è diventato.
Era un presidio completo
Era un presidio completo
“Negli anni Ottanta e Novanta – ricorda – l’ospedale di Tropea era un presidio completo: Chirurgia generale, Ortopedia, Medicina interna, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Otorinolaringoiatria, Oncologia. E poi Anestesia, Dialisi, Laboratorio Analisi, Radiologia, Pronto soccorso. Tutti con organici dedicati. Era un punto di riferimento per l’intera provincia di Vibo Valentia”. Una macchina che funzionava, e che invece oggi assomiglia a un mosaico a cui qualcuno ha strappato le tessere più importanti.
Ecco cosa è rimasto
Oncologia: l’unico baluardo rimasto, ma per quanto? È l’unico servizio oncologico dell’intera Asp di Vibo Valentia. Tre medici, un reparto che cura pazienti complessi, anche quelli operati fuori Calabria. Ma due di loro stanno per andare in pensione. E questo significa una sola cosa: se non arrivano subito specialisti, il Vibonese perderà l’unico presidio oncologico esistente. Una prospettiva che equivale a lasciare centinaia di pazienti senza continuità terapeutica. Medicina: dieci posti attivi, quando potrebbero essere almeno venti. Oggi il reparto funziona con appena dieci posti letto. Una frazione del suo potenziale. Le stanze potrebbero accoglierne venti, forse venticinque. Sarebbe ossigeno per lo Jazzolino di Vibo Valentia, ormai saturato. Ma senza personale quelle stanze restano chiuse. Luci spente, letti vuoti, e un ospedale che lentamente si restringe.
Le criticità che fanno male
La falla che affonda tutto: l’assenza di anestesisti. È l’elemento che fa saltare l’intera impalcatura. “Senza anestesisti – spiega Rodolico – Chirurgia è stata di fatto cancellata”. Resta una struttura semplice, niente interventi, niente proctologia. I due specialisti rimasti possono fare solo ambulatori, mentre i pazienti vengono mandati altrove.
Uno “spacchettamento” che alimenta la mobilità passiva e fa perdere tempo, soldi e sicurezza ai cittadini. Urologia verso la saracinesca: per anni è stata uno dei reparti simbolo. Ora è quasi al capolinea. Il dottor Alberto Ventrice ha scelto Reggio Calabria e resterà un solo medico per tutta la branca urologica dell’Asp di Vibo Valentia.
Qui si facevano anche le biopsie prostatiche ecoguidate (Fusion), un servizio avanzato che richiede anestesisti. Senza copertura, i pazienti vengono trasferiti allo Jazzolino, che neppure dispone della stessa tecnologia.
Una bomba a orologeria
Dialisi: oggi ci sono tre medici. Ma una è in maternità, uno ha già deciso di lasciare per diventare medico di base, un altro andrà presto in pensione. Se nessuno interviene, il servizio rischia il blocco totale. E per un’area come il Vibonese sarebbe un colpo irreparabile. Radiologia: la diagnostica senza medici. È rimasto solo il personale tecnico. Nessun radiologo, nessuno che possa fare un’ecografia. I referti vengono letti a Vibo, a distanza. A Tropea resta solo il guscio operativo, senza la parte clinica.
Ma c’è una via d’uscita
Rodolico non si limita alla denuncia: indica una via concreta, immediata. “Basta un anestesista – dice – anche solo due turni a settimana da sei ore. Si può convenzionare da altre aziende, come Germaneto, acquistare prestazioni o ricorrere alle attività aggiuntive. È già stato fatto e ha funzionato”. Una soluzione semplice, già sperimentata, eppure ignorata. E poi il monito, quello che suona come un’ultima chiamata: Tropea non è solo un comune. È il brand turistico numero uno della Calabria, cuore pulsante della Costa degli Dei, meta di milioni di visitatori ogni anno.
Una destinazione mondiale con un ospedale che rischia di non avere più né reparti né medici.
L’ospedale che tutti ricordano
La verità, nuda e cruda, è che il tempo è finito. E se nessuno interverrà adesso, l’ospedale di Tropea – per decenni un presidio vitale, un riferimento – rischia di diventare solo un ricordo. Un ricordo amaro di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato difeso. (foto web)


