Urbanistica in Calabria: 23 anni dopo la legge del 2002, è tempo di una svolta

L'architetto Domenico Santoro ha inviato una lettera all'assessore regionale Caracciolo, per esprimere il proprio pensiero in merito alla situazione attuale del settore

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che l’architetto Domenico Santoro ha inviato all’assessore regionale Maria Stefania Caracciolo, per esprimere il proprio pensiero in merito alla situazione attuale dell’urbanistica calabrese:

Assessore Caracciolo, le scrivo poiché non sono riuscito ad intervenire nella interessante riunione tenutasi a Vibo Valentia. Nel mio intervento avrei voluto salutare con soddisfazione il suo operato e quello dell’INU, per giungere fino al commissariamento dei Comuni più riottosi. Tale commissariamento, più che all’urbanistica, farà bene al controllo fisico del Territorio con il passaggio dal Genio Civile, per una Regione molto fragile come la nostra.

Motivi dei mancati Psc

Sono stato uno dei più entusiasti della nascita della L.r. 19/22, e i miei tre libri in merito e la mia gestione precedente, come segretario INU Calabria, hanno spinto Tecnici e Comuni ad impegnarsi. Ma a 23 anni dalla nascita occorre chiedersi i motivi del nostro fallimento e, poiché fino al 2012 ho aiutato il Dipartimento regionale a modificare la LUR, sento anche io la responsabilità di tale fallimento.

Economia per l’edilizia espansiva

Nel 2002 l’economia calabrese richiedeva ancora nuove possibilità di edifici in autocostruzione, ovvero espansione urbana e la L.r. 19/02 si rifà al concetto espansivo. Oggi nel 2025, il mondo economico è cambiato ed anche i Sindaci della Calabria non hanno più l’esigenza dell’espansione urbana, poiché vista l’introduzione dell’IMU e la migrazione dei giovani verso Nord, non ricevono molte richieste ad edificare, ma anzi richieste di eliminazione dell’inserimento nel Piano Urbanistico.

Una vera rigenerazione urbana

I Comuni, avendo al loro interno molti quartieri dall’edilizia non finita e con degrado urbanistico accentuato, non hanno bisogno più del Piano con il classico zoning, per la costruzione di qualche casetta aggiuntiva, ma di strumenti intermedi fra PSC e PAU di recupero per dare un ruolo ad ogni quartiere. Ovvero una vera rigenerazione e non un “Piano Casa“ camuffato da rigenerazione. La Calabria ha anche bisogno di adottare i nuovi principi 15-30-300 e quindi soppesare nel PSC il da farsi dei vuoti urbani e delle poche aree deindustrializzate e di dare risposte concrete all’emergenza abitativa.

Consumo di suolo limitato

Noi tecnici non siamo riusciti a far capire ai calabresi, la differenza tra ambiti urbanizzabili e aree edificabili. Quindi la legge urbanistica deve spingere molto su questo elemento, che dovrà permettere il passaggio da urbanizzabile a edificabile solo se necessario ed indifferibile (Emergenza abitativa e Catalizzatori economici), magari con un forte impegno economico Pubblico e/o Privato, per realizzare quasi un Piano Strategico del futuro, anche per i piccoli Comuni in modo da assegnargli un ruolo, nel panorama regionale.

Catalizzatori economici e fisici per lo sviluppo

La Calabria ha bisogno di sviluppo economico per i nostri giovani e non della sola economia dell’edilizia.
Pertanto, in questa ottica per i Catalizzatori, visto che i numeri pro-capite del consumo di suolo sono inferiori a quelli del Nord, ci possiamo permettere di consumare il suolo appropriato, cercando di eliminare la sindrome della “prima fila al mare”. Anche se, questo ultimo fattore non va sottovalutato poiché non sempre è negativo, in quanto la qualità paesaggistica calabrese è proprio quella del terrazzamento del territorio, che va salvaguardato sì, ma anche valorizzato.

Costruzione del Psc tecnicamente complicato

Tre o quattro passaggi in Consiglio Comunale sono esagerati e invitano la politica a discussioni inconcludenti (vedi mancati PSA), così come il passaggio VAS ed altri sub procedimenti che potrebbero essere inclusi e conclusi nella Conferenza di Pianificazione. Occorre che l’Urbanistica ridia certezza e sicurezza ai cittadini con pratiche più semplici, vedi la Soprintendenza, che facendo un lavoro egregio, arriva però ad estremi tali da non permettere neanche piccole variazioni edilizie.

Ingegneria istituzionale

Ed infine, la moltitudine dei piccoli Comuni che non vogliono fondersi e quindi non hanno né la forza tecnica nè economica e scoraggia qualunque opzione urbanistica, non riuscendo a preordinare Uffici di Piano e di Progetto e figuriamoci Urban Center per la Partecipazione cittadina, su cui il Suo Dipartimento dieci anni fa aveva puntato molto.

Politica

Ogni comune dovrebbe realizzare un proprio Piano Strategico di Sviluppo ed attuarlo con l’ufficio del Piano e non solo con i finanziamenti a pioggia di edilizia Nazionali e/o regionali, visto che quest’ultimi non producono aumento della qualità di vita dei cittadini. Pertanto, occorre avere il coraggio di imporre il finanziamento dell’opera edilizia solo se prevista già nel Piano Strategico.

Domenico Santoro

Architetto

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