Nella mattinata di oggi, venerdì 11 aprile 2025, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno dato esecuzione a tre misure cautelari personali, emesse dal Tribunale del capoluogo calabrese nei confronti di altrettanti soggetti gravemente indiziati di usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, estorsione e autoriciclaggio. Si tratta di Carlo Francesco Procopi (carcere), Giuseppe Procopi e Daniele Masciari (domiciliari).
Indagini
L’operazione, frutto delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, ha consentito di far emergere un’attività illecita di erogazione di prestiti a tassi usurari, esercitata stabilmente dal principale indagato nella città di Catanzaro fin dai primi anni Duemila.
Le vittime
Un elemento particolarmente allarmante emerso dall’inchiesta riguarda la grande varietà delle vittime: non esisteva un “profilo tipo”, ma si trattava di persone di età, estrazione sociale e professione molto diverse tra loro. L’unico comune denominatore era lo stato di difficoltà economica: forti debiti, mancanza di liquidità, difficoltà nel far fronte anche alle necessità più basilari.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il modus operandi degli indagati era brutale e intimidatorio. In almeno due casi documentati, la restituzione del denaro prestato sarebbe stata imposta con violenza e minacce, facendo leva anche su una presunta vicinanza del principale indagato ad ambienti criminali, un dettaglio di cui le stesse vittime avrebbero dichiarato di essere consapevoli, temendone le conseguenze.
Tassi di interesse
I tassi d’interesse praticati erano ben oltre i limiti di legge: in un caso, si è arrivati addirittura al 600% annuo, una cifra che testimonia l’enorme pressione economica esercitata su chi si trovava già in condizioni di vulnerabilità estrema.
Ma non è tutto. Il principale indagato è anche gravemente indiziato del reato di autoriciclaggio: secondo le indagini, avrebbe reimpiegato un’autovettura sottratta a una delle vittime all’interno della sua attività di compravendita di auto, utilizzandola come se fosse un normale bene aziendale.
Alla luce della gravità del quadro ricostruito, l’Autorità giudiziaria ha disposto la custodia cautelare in carcere per il principale indagato, coinvolto in almeno due episodi di usura e in uno di estorsione. Gli altri due soggetti, pur indagati, sono stati destinatari di misure restrittive diverse, ma comunque funzionali a impedire la reiterazione dei reati e l’inquinamento delle prove.
Il procedimento, come da prassi, si trova ancora nella fase delle indagini preliminari. Come ricordato nel comunicato ufficiale della Procura, la responsabilità penale degli indagati sarà definitivamente accertata solo in sede dibattimentale, nel pieno rispetto delle garanzie previste dall’ordinamento.