Mentre il presidente Roberto Occhiuto rassegna a sorpresa le dimissioni dalla guida della Regione Calabria – stretto tra l’azione della magistratura e un’amministrazione giudicata da molti stagnante – la sua ricandidatura alle elezioni d’autunno appare già come una mossa calcolata: quella di un centrodestra deciso a ricompattarsi attorno alla figura del leader uscente, malgrado tutto.
Un’alternativa credibile
Un’alternativa credibile
Sul fronte opposto, invece, lo scenario è tutt’altro che ordinato. Anzi, è proprio nei giorni in cui il centrosinistra calabrese tenta di costruire in fretta un’alternativa credibile che si apre una ferita tutt’altro che secondaria: a Vibo Valentia, città che solo un anno fa esultava per avere conquistato palazzo Luigi Razza dopo circa 14 anni di governo di centrodestra, la maggioranza che sostiene il sindaco Enzo Romeo si scopre meno compatta di quanto si pensasse. Nessun pericolo, ma il dato politico non aiuta quanti in questi giorni sono già al lavoro per costruire la grande alternativa al generale Occhiuto.
L’assenza dei dem-rif
A creare tensione è l’assenza in aula del gruppo Democratici e Riformisti, espressione dell’area che fa riferimento al consigliere regionale Ernesto Alecci, proprio durante l’ultima seduta del Consiglio comunale. Un gesto che, sebbene non accompagnato da una dichiarazione formale di rottura, ha scatenato una reazione durissima da parte del sindaco Romeo e degli altri capigruppo di maggioranza. Il messaggio è stato chiaro: “Chi non condivide il progetto vada all’opposizione”.
Una vasta area progressista
Parole che pesano, perché rompono la narrazione dell’unità a sinistra e, nello stesso tempo, accendono i riflettori su una tensione che potrebbe non essere soltanto locale. La presenza di Alecci tra i protagonisti del tentativo di ricostruzione dell’area progressista a livello regionale rende evidente come ciò che accade a Vibo sia, in realtà, un sintomo di qualcosa di più ampio: l’incapacità del centrosinistra calabrese di trovare un equilibrio tra pluralismo e coerenza d’azione.
In altri contesti, un dissenso interno sarebbe stato meglio gestito con prudenza e mediazione. E in questo caso il compito non è certo del sindaco Romeo. In Calabria, però, dove la sinistra è spesso costretta a inseguire un centrodestra numericamente e logisticamente più organizzato, ogni frattura rischia di diventare una condanna. E se Vibo, che solo un anno fa era stata il laboratorio del rilancio, si rivela ora un campo minato, il segnale non può essere ignorato.
Coesione e non scomuniche
Le elezioni regionali si avvicinano a passo svelto, e la costruzione di un campo largo, credibile e competitivo richiede più che mai coesione, non scomuniche e personalismi. Perché la domanda di fondo è semplice e urgente: se il centrosinistra non riesce a tenere unito ciò che governa, come può convincere i calabresi a dargli fiducia per governare tutto il resto?