Via Luigi Razza perde la sua anima, l’affondo di Italia Nostra: basole antiche rimosse senza tutele

L’associazione denuncia la distruzione della pavimentazione storica di oltre tre secoli: cancellato un bene culturale tra l’indifferenza delle istituzioni

Un’accusa dura e senza appello quella che Italia Nostra, attraverso un comunicato a firma del presidente facente funzioni della sezione vibonese, Alessandro Caruso Frezza, rivolge all’amministrazione comunale di Vibo Valentia e alle istituzioni coinvolte. Oggetto della denuncia è la pavimentazione storica di via Luigi Razza, che – secondo quanto afferma l’associazione – è stata rimossa “nel modo peggiore”, cancellando un “pezzo significativo della memoria urbana e culturale della città. Non ci si era illusi – scrive Italia Nostra – ma la speranza che l’antico valore, materiale ed immateriale, della pavimentazione di via Luigi Razza potesse essere salvato e conservato era rimasta”.

L’associazione ricorda le proteste dei mesi scorsi, tra cui una petizione su Change.org che aveva raccolto centinaia di firme di cittadini contrari alla rimozione delle antiche basole. Le pressioni avevano effettivamente portato a uno stop temporaneo dei lavori, e a un’apparente presa d’atto delle criticità da parte dell’allora soprintendente Sudano e dell’attuale assessore ai Lavori pubblici, Monteleone. Tuttavia, il gruppo sottolinea come quella consapevolezza non abbia portato a un reale cambio di direzione: “‘Andato storto’, quanto meno nel fatto che la ditta aggiudicatrice dell’appalto ne avesse rimosso i primi 71 mq senza neanche quella necessaria numerazione delle basole, che ne avrebbe garantito la ricollocazione al loro posto, pur dopo la progettata ‘inutile’ rimozione”.

L’associazione ricorda le proteste dei mesi scorsi, tra cui una petizione su Change.org che aveva raccolto centinaia di firme di cittadini contrari alla rimozione delle antiche basole. Le pressioni avevano effettivamente portato a uno stop temporaneo dei lavori, e a un’apparente presa d’atto delle criticità da parte dell’allora soprintendente Sudano e dell’attuale assessore ai Lavori pubblici, Monteleone. Tuttavia, il gruppo sottolinea come quella consapevolezza non abbia portato a un reale cambio di direzione: “‘Andato storto’, quanto meno nel fatto che la ditta aggiudicatrice dell’appalto ne avesse rimosso i primi 71 mq senza neanche quella necessaria numerazione delle basole, che ne avrebbe garantito la ricollocazione al loro posto, pur dopo la progettata ‘inutile’ rimozione”.

Più “grave ancora”, a giudizio di Italia Nostra, “è il fatto che né il valore materiale né quello immateriale della pavimentazione siano stati riconosciuti come tali, in particolare dopo l’arrivo della soprintendente ad interim Mellamace, che avrebbe – sempre secondo l’associazione – sminuito o perfino negato il valore storico dell’opera.

Le nuove rimozioni

Un momento di “apparente attenzione verso il bene” si era avuto in occasione della Pasqua, quando – per consentire il passaggio dell’Affruntata – l’Ufficio tecnico comunale (diretto dall’ing. Callisti) e l’assessorato ai Lavori pubblici (guidato dall’arch. Monteleone) avevano disposto la ricollocazione dei 71 mq rimossi a gennaio. Dopo la manifestazione religiosa, le transenne erano state eliminate, e la pavimentazione sembrava salva. “Si era pensato – scrive Italia Nostra – che l’amministrazione Romeo avesse capito, sebbene non avesse mai dato risposta alla precisa richiesta di informazioni a tal riguardo effettuata da Italia Nostra, nonché da tantissimi cittadini”.

Ma l’illusione è durata poco. Ad agosto, sebbene i lavori non fossero ancora ripresi, un nuovo tratto della via è stato transennato. A settembre, la ripresa delle attività ha segnato, secondo l’associazione, il momento più distruttivo: “Oggi si assiste al trattamento peggiore e maggiormente distruttivo ed offensivo che quella pavimentazione poteva subire: basole divelte senza alcuna preventiva mappatura e numerazione, accatastate alla rinfusa come se fossero pietre senza storia e senza valore, da immergere nel cemento senza riguardo alcuno…”.

Italia Nostra denuncia così la perdita irreversibile della tecnica antica della posa a secco e dell’assetto originario della pavimentazione: “Non ci sarà più la pavimentazione di tre secoli fa, ma ce ne sarà una datata anno 2025 o anno 2026. Ecco come si distrugge il valore antico di una città”.

L’affondo finale

L’associazione conclude il suo intervento con parole fortemente critiche nei confronti dell’intera macchina amministrativa e istituzionale, accusata di non aver fatto nulla per fermare la distruzione del bene: “Il tutto nella inerzia colpevole dell’amministrazione comunale (Limardo e Romeo) e di ogni altra istituzione che poteva impedire tutto ciò ma non l’ha fatto”.

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